Dalla raccolta “L’arciere”
Compleanno
Compirò gli anni il ventitre novembre
perché ogni giorno è un’araba fenice
con le ali protese alle miserie
dei secoli a venire, quelli passati
già trascorsi respirando aspirazioni
di ottimi sigari toscani
mentre lo schianto dell’anfora
che cade non provoca rumore
ugualmente trabocca e geme
l’opaco ventre che tutto accoglie
rigenera rimette pur essendo sventrato
come il pesce d’acqua dolce che furbo
(o ingenuo, tanto è lo stesso)
all’amo senza esca s’è donato
perché l’amore assume le fattezze
di pure lacerazioni astratte di parole
ripiene di gusto e di disgusto
e gli amplessi in vetrina vanno a ruba.
Per questo e per altro il venti dicembre
Festeggerò ancora il mio compleanno.
L’arciere
L’ora del presagio è scoccata
appena l’arciere gaudente di spavalda
ironia pose mano all’arco che unisce
le sponde e tu lo sai mentre fili
le trame su orditi diurni e scolpisci
lune este/atiche sui crepuscoli del cuore
L’avvento è nei segni felpati di salpingi
che graffano i colli nel plesso solare
e rimuovono in altri calvari la morte del Cristo
assordando parole riottose girate di spalle
L’ora del presagio è scoccata e tu la segui
oltre i giorni sgualciti dall’attesa
dove accumuli feci da interrare lo Stige.
Rischio ludico
Cominciarono ad amarsi
quella sera che lui
tornando a casa per dirle
ti ho persa al bridge
la trovò con un altro.
Rischio necessario
E’ in quel buio
dove ogni tanto scendo
e annaspo e frugo
che delimito il mio vuoto.
(scavando ancora nella precedente)
tutto il resto
non sgomenta
o muore
SE MI ACCECA LA NOTTE
COI SUOI MISTERI
DI LUCE.
Clamore
Taci, ti prego . . .
Il clamore del bacio
attende il momento
del suo irripetibile
suono, sfuggito all’arcano.
Dalla raccolta “Fremiti vocali tattili”
Falce
Ora sai:
non puoi più sostare
nessun luogo contiene le forme
del procedere lungo l’oscuro
verso l’eco di voci che infrante
sui pallidi muri dell’assenza
ti sospingono fuori dai quadri
dove la luna è soltanto una falce
che sorride e si uncina al tuo ventre.
Pallore
Svegli anche la notte
col pallore dei tuoi sguardi
fissi ai sogni che in silenzio crescono
all’ombra calva dell’autunno
Il resto tace o sembra riposare
Solo il tempo ronza tra le pieghe
e conta uno a uno tutti gli anni.
Fremito
Baluginante fremito
fra il limitare dell’indugio
e il percolare esausto degli anni
su terre di confine
Sottrarre – dici tu –
ancora sottrarre
all’eccedenza.
Suono
Suono purpureo
giorni incancreniti e miopi dilagano
su spalle di cariatidi porose
tarli in amore sonnecchiano e tu
unico
continui a splendere
nel silenzio non turbato.
Lumi
Niente più oltre i lumi
mormoranti a est della sera
neppure i malintesi né gli odori
del pioppo che seppero ornare
le tue mani adunche e scarne
Ogni giorno qui pesa e cala
sul volteggio della piuma
Il tempo col suo grido
preferisce l’ardore e la chimera.
Chiodo
Rinuncio
appendo ogni domanda al chiodo
esco a palpare le nebbie serotine
agganciandomi all’aperto.
Aghi
Qual linimento addurre
a quest’errare
intorno al collo della piaga
(che a tutti è testimone di frattura) ?
L’ora avanza nel tempio del respiro
segna punti a suo favore
forma crepe per costringere alla resa
Ci vorrebbero boschi di pini
aghi di parole
gemme d’infinito.
Meridiana
La meridiana trascorre il suo tempo
in attesa del sole
Quando il sole non c’è, si riposa
guadagna giorni al divenire
Noi si procede, stancabili
perdenti, sospinti dal vizio.
Poesie inedite
La modella è nuda
In quale inferno franò la tua casa ?
Il cane abbaiava maestoso come la sfinge
che solleva con gli occhi tempeste di sabbia
I tuoi abiti da sera e da mattina
si fecero fiamma purpurea o rosso violaceo
l’orologio s’impuntò capriccioso, assurda
e ignota avanzava un’ora, una sola
tenendo in mano l’unico fiore reciso
di un giallo abbagliante riflesso
negli occhi del gatto che scruta la notte.
L’infanzia e le sue orme
Una piuma di cigno reale ti sfiora
la fronte, crogiolo alchemico
di sapienti visioni sottratte
a vampe assolate lungo il confine
Quali arcani suoni dettero vita alla
danza non serve scoprire se lasci al sapere
del corpo le movenze radiose, uniche
a ripetere i passi del brutto anatroccolo.
Opinioni matematiche
Il gufo entrò all’improvviso nella mappa
dei tuoi giorni o forse era civetta o zanzara
molesta o farfalla variegata di occasioni ?
Ancora non sai bene che tipo di aria si muova
tra i fogli di futuri calendari, coi numeri
arruffati nel sigillo di un disordine perfetto.
Più di una somma stride e aumenta l’eco
dell’antica cifra che ti cuciva le ossa e ti
ornava il petto, era voce furente del gemito
era spada affilata dell’ardire. Era.
Forse è scaduto il tempo, l’età e i conti
non tornano, o forse quel battito d’ali
racchiude il turbinio che attendevi
Cosa insegnano le fiabe
La donna osserva il silenzio scavare
il volto dell’amato dove emergono abissi
in cui facilmente potrebbe cadere
se un filo spinato non recintasse quel bordo.
Tutto ciò che è proibito spinge a violare
così lei si affaccia e sprofonda nel vuoto
Le fate madrine gliel’avevan predetto alla nascita
che si sarebbe ferita e poi da sola risvegliata
per seguire le orme di chi ancora osserva
il silenzio sul volto dell’amato, invitarla
ad uscire e insieme fare shopping in città.
Davanti alla Legge
Confessalo pure senza arrossire: non sei certo
l’unico ad aver tentato (e chissà quante volte)
di disertare, non appena muraglie osavano
stringere in assedio il tuo sempre più esile collo.
Innumerevoli le fughe per crepe, pertugi, scavi
di fosse dove ora sventolano bandiere a mezz’asta
ora che riesci a notare – e non per acutezza di vista –
il ciarpame dei tuoi giorni con l’uccello canterino
sulla spalla sinistra del guardiano della soglia.