La lingua della notte

Sei come la notte, quella più profonda e silenziosa.

Mi riempi l’anima e la mente

Con segreti vasti e oscuri.

La tua lingua è parola impronunciabile,

Immagini che si susseguono in un cerchio vorticoso.

A volte, mi sembra quasi di capire:

Ma poi cedo, sono sopraffatto,

Ed ecco che la realtà si sgretola,

Sprofondo in una notte nera come l”abisso,

E la pelle si ghiaccia, si imbianca

Di atavici terrori, di eternità scomparse.

Le tue parole

Fendono la carne come vento,

Panico assordante del viandante senza meta.

 

Prendimi per mano. Ti chiedo solo di farmi capire… Mi hai portato tra le stelle, dove vige il silenzio più totale. Vasti spazi inconoscibili, pianeti che si rincorrono seguendo leggi ignote. L’esistenza come la conosco è mera illusione: il mio tempo è breve, è un sussurro d’amore sospirato, che si scioglie nella notte sconfinata.

 

Il tuo segreto viaggia sulle ali della morte. Mi hai mostrato come nascono le vite, e come crescono; mi hai indicato quel punto immateriale dove tutto si dissolve in un nulla senza fine. Hai spazzato via le mie insicurezze, e le hai fomentate. Davanti al tuo mistero, tremo come un cucciolo che incontra il suo aguzzino.

 

Mi sveglio urlando nel mio letto, annaspo e cerco la tua mano. Dove sono le dolci carezze? Perché mi hai abbandonato? Laddove c’era calore, ora c’è l’inverno. Avvolgimi nel tuo abbraccio vellutato, vienimi in soccorso: senza di te sono come perso. Mostrami la via, quella che penetra in ogni fibra del mio corpo, e lo polverizza, disperdendolo nell’oblio.

 

Lascia che io chiuda gli occhi… Lascia che ti senta ancora qui. Il tuo profumo è suadente, è il trionfo della natura tra i colori di maggio.

Ma il cuore mio è cinto da ampie mura. Su di esse crescono edera e muschio. Lontani sono i giorni della mia apoteosi. Lontani sono i fasti e l’apogeo. Ora la mia casa è la più profonda delle grotte. Ombra è la mia luce. Mi nutro di rimpianti, come veste ho le mie lacrime. Certe volte, insieme, abbiamo scardinato le auree porte del Paradiso: quale meraviglia davanti ai nostri occhi! Sull’orlo del baratro, siamo arrivati vicini a comprendere il mistero della Vita…

 

Un bacio si disperde veloce nel silenzio… Creatura effimera, mai sazia, marchio di impermanenza. Ma quale eternità può durare più di un bacio? Quale Dio può millantare la sua onnipotenza, quando egli stesso non sa amare? Chi ama vive in eterno… E l’anima solitaria trema davanti al suo riflesso, davanti a quello specchio profondo più dell’Ade. Nello spazio di un bacio vita e morte si compenetrano: precipitando verso l’alto, universi nascono e si estinguono, potenze primordiali si inginocchiano riverenti.

 

Ed ecco che il mistero si dischiude ai nostri occhi.

Ma noi, muti ed intontiti, ci separiamo gridando.

Finisce il viaggio, le strade si dividono. Siamo di nuovo esuli, corpi smunti tra le braccia della morte.


Estinguersi

Osservo la vita fluire accanto a me

Gli uomini mi sfiorano, passi rapidi e nervosi,

Lo svolgersi del mondo, rabbiosi atomi impazziti

 

Sopra e sotto, destra e sinistra

Non sono che vacue parole,

Illusioni

Che trovano nell’essere reciproci

La loro ragione di esistere.

 

Anche se…

 

Gli anni passano veloci e i mesi scompaiono nel buio

Ho perso tanti amici quanti ne ritroverò mai?

 

Il tempo come creatura meccanica:

Arcaici ingranaggi cigolanti si divorano a vicenda,

E liberano polvere acida che corrode i polmoni.

 

Come una linea retta proiettata all’Infinito

Mi getto in una folle corsa di vita

Che dà vertigine

Che spolpa fino alle ossa

Che lascia tramortiti

 

Impossibile difendersi da ciò che non ha nome:

Non esiste angolo sicuro

Nessun rifugio,

Nemmeno una speranza

 

Eccoci,

In marcia verso il crepuscolo,

Indomiti

Il bagliore del cielo a farci da guida,

La fine ha il colore dell’arancio e del nero

 

In fondo, è solo tempo

Tempo che non ritornerà mai,

Mentre futuri di eternità insondabili

Si sono estinti nello spazio di un bacio

 

Il misterioso, serafico Buddha

Seduto da solo con le gambe incrociate,

Ha imparato, maestoso, a controllare il Vuoto.

 

Ride.

Lui sa che l’Universo, e gli infiniti secoli,

Si disperdono come fumo, annientati dal nulla increato,

Figlio della sua prima ed ultima meditazione.


La città degli Dei

Vieni con me.
Stringi la mia mano, lasciati cadere…

Ti porterò lì,
Dove la luce non esiste
E dove non esiste il buio.

Ti farò precipitare in notti senza tempo,
Vedrai l’origine dell’Universo,
E ne vedrai la morte.

Lasciati andare, lasciami andare
Senti il cuore che esplode, mentre ti bacio?

Amore non è che una parola
Mi nutro del profumo della tua pelle
Del tuo respiro quando mi divori le labbra

Ci scambiamo carne e sangue, corriamo alla velocità della luce
Niente è mai esistito, per noi

Ed ecco il bagliore della notte
Che ci riveste, che ci ricopre
Suggella il nostro bacio con la sua lingua impronunciabile.

Hai mai sentito il richiamo dell’assoluto?
Sei mai sprofondata in un bacio
Che racchiude dentro sé gli infiniti universi?

Che ti importa…? Siamo polvere
Destinati a morire fin dal primo vagito.

Eppure, siamo stati infinito, siamo già infinito
In questo momento, anche se lontani

Anche se non ti conosco, anche se non so chi sei

Parliamo la lingua di Dio, la lingua del nulla…
Siamo oltre ogni determinazione.