Stagioni di vita

 

Un’anziana donna

seduta sui gradini del tramonto

saluta i fanciulli in gioco.

Lontani ricordi tornano soavi alla mente

quando anch’ella correva

con la sua acerba età.

Preziosi momenti

racchiusi nel baule delle cose perdute

ogni tanto s’affacciano.

Sicché torna ai lucidi occhi

il primo timido bacio

a quel ragazzo ormai senza nome.

Figlia e poi madre

ha veduto le stagioni della vita

trascorrere intense e fugaci.

Adesso vorrebbe fermare il tempo

ma è lui a fermarla

la primavera è passata

e  l’autunno è alle porte.

Nel ciclico cerchio  sa bene di essere un breve passaggio

ora bello, ora triste, eppure così unico

sa di avere dato amore e di averne ricevuto.

E’ ormai l’imbrunire

lontani rintocchi

i bambini hanno smesso di giocare, un uomo chiude il suo emporio.

Leggera la brezza marina

accarezza il viso della donna

mentre assiste serena al volgere del giorno.


 

Maschere

 

Ogni attore ha la sua maschera

tu hai la tua

poco importa se sei protagonista o comparsa

il sipario è già aperto.

Lontani lamenti di Harlem

falsi amori di Pigalle

gelo sulla Rossa Piazza

solenne e ripetuta farsa.

Siete tanti sul palcoscenico, troppi

da millenni recitate senza capirvi

e nel rumore delle vane parole

il suolo si tinge di rosso.

Maschere che paiono ridere

dietro piangono

pioggia di battimani a scena aperta

dalla vuota platea.

Mute grida vogliono abbassato il sipario

ma è caduto sin dall’inizio

a grandi passi avanza l’ombra del burattinaio

e qualcuno fuggendo ha perduto orecchie occhi.

La recita è giunta al terzo atto, l’ultimo

ma a nessuno è piaciuta

E’ tempo di cambiar testo

e rifarsi il trucco.

Artisti del mondo, saltimbanchi di vita

con quelle maschere v’illudete di guadagnare

la vostra anima e la sua salvezza

poveri ignari, l’avete già perduta nella farsa di ieri.