Teatro
G I U L I A
Atto Unico di Marco Muccioli

Personaggi
GIULIA
DONNA VELATA
DUE GIOVANI DANZATORI
LIDIA
LAMBERTO
ALESSANDRO
FLAVIA

LA SCENA

Buio. Sipario chiuso. Si ode una musica.
Fra il pubblico, in penombra, appaiono due bizzarre figure che danzano. Indossano una maschera sul
viso. Le loro movenze sono un miscuglio fra il ballo e il mimo: una sorta di dialogo gestuale. Si apre il
sipario. Nel frattempo i due danzatori escono. La scena rappresenta un rudere greco sulla cima di un
colle. Tempo e luogo non sono ben definiti. Al centro, in piedi, c’è una donna che si guarda attorno:
sembra aspettare qualcuno. Un semplice abito grigio scuro e una borsetta vestono il suo giovanile
aspetto. Dalla platea avanza lentamente un’altra donna. Indossa un elegante abito chiaro, sulle spalle un
ampio scialle. Un grazioso cappellino con veletta impedisce tuttavia di vedere i tratti del suo volto. Sale
sul palcoscenico e resta a una certa distanza dall’altra persona. Termina la musica. Una breve pausa
caratterizza gli attenti sguardi delle due donne.

GIULIA (Osserva incuriosita) Flavia?

DONNA VELATA Come dice?

GIULIA (Imbarazzata) Oh, nulla. Chiedo scusa! Sto aspettando una persona e… per un attimo ho creduto fosse proprio lei.

DONNA VELATA Capisco.

Breve pausa.

Giulia continua a guardare lontano, cerca di scorgere l’amica che sta aspettando.

DONNA VELATA Anche lei ha un appuntamento qui?

GIULIA Sì, che coincidenza, vero?

Breve pausa.

DONNA VELATA Sono tornate a fiorire le margherite! (si china a raccoglierle) Come sono delicate, così semplici! Splendido fiore di campagna, non crede?

GIULIA Infatti! Danno sempre un tono di vita alla nuova stagione.

DONNA VELATA La natura sembra stirare le proprie membra salutando così questo sole. Un rituale, una sorta di pulizia dalle impurità invernali. Credo che anche gli esseri umani dovrebbero prenderne esempio (odora i fiori). Peccato che non sia così.

GIULIA (Abbozza un sorriso di circostanza) Già…

DONNA VELATA (Si siede su di un rudere) Lungo la strada ho udito alcune persone parlare di nuove minacce di guerra…

GIULIA Le ho sentite anch’io. Spero sia soltanto un fuoco di paglia…

Giulia, non vedendo arrivare l’amica, comincia a preoccuparsi

DONNA VELATA E’ tanto che aspetta la sua amica?

GIULIA No, ma lei in genere è puntuale. Forse avrà avuto qualche contrattempo. Dopo tutto non abita più in questa zona, ed è comprensibile un certo ritardo.

DONNA VELATA Naturale. Vi conoscete da molto tempo? Sempre che non sia indiscreta…

GIULIA Per carità. Anzi, parlare mi distrae un po’. Flavia ed io siamo amiche di lunga data, siamo cresciute insieme, i nostri genitori si conoscevano e così…

DONNA VELATA Una vera amicizia.

GIULIA Direi proprio di sì.

DONNA VELATA E’ raro trovare delle amicizie disinteressate.

GIULIA (Annuisce) Flavia ed io ci conosciamo come nessun altro. Pensi, quando eravamo ancora delle bambine venivamo spesso a giocare proprio qui. Agli occhi estranei potrebbe sembrare banale, ma non per noi.

DONNA VELATA Dunque, era così importante questo luogo?

GIULIA Sarà forse banale, ma è proprio così.

DONNA VELATA Oh, no. Non è affatto banale: è semplicemente … umano! Ogni persona conserva in sé una certa dose d’affetto per qualcuno, per un luogo o persino per un particolare.
Mi torna in mente un vecchio artigiano, il quale soleva portare con sé un orologio da tasca. Era di scarso valore e per di più guasto, con le lancette che indicavano ancora l’ora esatta in cui cadde: le dieci. Ebbene, quell’orologio e quell’ora avevano, per quell’uomo, un’importanza fondamentale, poiché testimoniavano il momento in cui diede il primo bacio alla sua amata donna.

GIULIA (Sorride) Noi spesso lasciavamo i nostri piccoli amici del villaggio per scappare sin quassù e ci rincorrevamo a perdifiato su questo sconfinato prato, fra questi resti antichi. Spesso ci nascondevamo dietro quella roccia (indica il punto) e ci raccontavamo tante storie, quasi sempre inventate: che risate!
Qui trascorrevamo intere giornate, tanto che i nostri genitori dovevano venire a prenderci di peso, ma ci sentivamo come a casa nostra. Non a caso abbiamo fissato un appuntamento proprio in questo luogo.
E’ una terra che racchiude i mille ricordi di un’età fresca, così spensierata e ricca di significati.
Venire qui era come… come prendere una boccata di vita. E poi questo vento… (ride di gusto) …. questo vento c’è sempre stato; infatti, ogni volta, dovevamo assicurarci che i nostri capelli fossero ben legati, altrimenti era un vero tormento.
(Riprende con tono più sobrio) Ma stiamo parlando senza neanche sapere i nostri nomi: il mio è Giulia (rimane con il braccio teso, aspetta invano la stretta di mano).

DONNA VELATA Oh, il mio nome è talmente imbarazzante che appena lo nomino inorridisce chi lo sente. Mi perdoni, ma è meglio di no. Piuttosto il suo, è molto grazioso, come la sua persona del resto.

GIULIA La ringrazio. (Giulia alza lo sguardo) Ci mancavano le nuvole… Speriamo che non vada a piovere, sarebbe un peccato con un cielo così limpido. Tra l’altro non ho neanche portato l’ombrello…

DONNA VELATA No, non penso andrà a piovere. Al massimo qualche nube oscurerà il sole.
Sta arrivando qualcuno.

GIULIA Sì, sembrano dei ragazzi.

DONNA VELATA (Si alza seccata) Direi…mendicanti!

Un ragazzo e una ragazza, vestiti miseramente, si avvicinano ossequiosi. Appoggiano in terra il loro misero fardello e iniziano a ballare. Una danza particolare, giocata molto sulla gestualità. Delicata e coinvolgente nello stesso tempo, mentre si ode una musica in sottofondo. La scena del ballo va in penombra. Qualche minuto dopo smettono, porgono silenziosi e sorridenti un cappello per l’elemosina. Giulia dona con piacere alcune monete, anche la donna misteriosa intende regalare del denaro, ma i due ragazzi improvvisamente smettono di sorridere, dinnanzi a lei indietreggiano intimoriti. Riprendono le loro cose e nell’andarsene la giovane mendicante tende una mano a Giulia, come per portarla con sé, ma la donna la guarda divertita e un po’ perplessa, mentre li vede allontanarsi rapidamente.

GIULIA Come sono buffi e stravaganti: hanno rifiutato il suo denaro. Vai a capirli.

DONA VELATA (Fredda) Peggio per loro!

Breve pausa.

Giulia sorride portandosi la mano sulla bocca.

DONNA VELATA Perché sorride?

GIULIA Oh, nulla. E’ solo che… mi viene continuamente in mente che lei sia colei che sto aspettando, volutamente nascosta dal velo per burlarsi di me… buffo, no?

DONNA VELATA Oltre al buffo, noto anche molta fantasia. Mi spiace deluderla.

GIULIA (Mortificata) Le chiedo di scusarmi. Sono stata sciocca a dire questo. Non so cosa mi sia preso..

DONNA VELATA E’ agitata, perché?

GIULIA No… o forse sì, un po’…Ecco, in genere io amo parlare con le persone guardandole negli occhi, ma così… con la sua seppur graziosa veletta che scende sul viso negandomi di scorgere le sue espressioni, onestamente non riesco a essere rilassata. Mi sembra di parlare… ad un vestito, e non ad una persona. Mi perdoni ma … mi trovo a disagio.

DONNA VELATA Capisco. Purtroppo, mia cara, il velo che separa i nostri sguardi è molto importante, sia per me che per l’interlocutore. Esso è, in un certo senso, testimone e guardiano.

GIULIA Ma di cosa?

DONNA VELATA Del mio stesso nome.

GIULIA Già, il suo nome… Ma cosa può essere mai il suo nome? In fondo di nomi decisamente non belli ce ne sono tanti ed io non sono certo colei che si scandalizza per simili piccolezze!

DONNA VELATA Le ripeto, il volto rappresenta il mio nome. La mia entità stessa non può essere svelata se non quando la circostanza lo richiede.

GIULIA (Allarga le braccia) Evidentemente questa non è la giusta circostanza. Forse io potrei già conoscerla. Molto probabilmente ci siamo già parlate e … lei, per non farsi riconoscere, si nasconde. Ma perché dovrebbe?

DONNA VELATA Ipotesi attendibile. Spesso mi accade di esser scambiata per una persona conosciuta (ironica mentre si siede), e in un certo senso lo sono.

GIULIA Che cosa vuole dire?

DONNA VELATA So bene che è difficile da far capire, ma sono molte le persone che io contatto, e quella relativa minoranza che guarderà direttamente nei miei occhi non vedrà altro che me, ma se il suo desiderio di conoscermi meglio è così grande, e la sua volontà è tale da oltrepassare anche la cosa più spiacevole ebbene, non è escluso che lo farò. Si sieda intanto, stare in piedi non farà altro che aumentare l’attesa.

Giulia si siede lentamente su un piccolo rudere. La voce della donna misteriosa si fa più grave.

DONNA VELATA Lei non mi conosce ,al contrario io so molto di lei.

GIULIA Mi avrà veduto sicuramente a lezione; parlo con decine di persone tutte le mattine e può darsi che..

DONNA VELATA No, affatto.

GIULIA No? Dove allora?

DONNA VELATA In nessun luogo. Io so ciò che lei stessa non sa.

GIULIA (Ride) Cos’è un piccolo gioco di parole, o le va di scherzare?
DONNA VELATA Niente di tutto questo. Ciò che dico è la pura verità.

GIULIA Ma senza avermi mai vista prima, come pretende di sapere cose sulla mia persona?

DONNA VELATA Io so ciò che agli altri è precluso sapere. So ciò che sembra non vedersi, ma che in realtà esiste.

GIULIA Una veggente, dunque?
DONNA VELATA No, ma forse questo è il termine più adatto per far meglio comprendere alle persone il mio ruolo. Posso certamente sapere ciò che è accaduto e ciò che può avvenire nell’esistenza di chiunque.

GIULIA Mi perdoni se insisto, ma chi, se non un’indovina può sapere i fatti e le cose che lei ostenta di conoscere?

DONNA VELATA Definire il mio ruolo è impresa ardua… Io rappresento l’Ignoto.

Giulia la guarda pensando sia pazza.

DONNA VELATA Posso essere raccapricciante agli occhi di chi non mi conosce, di chi non mi ha ancora veduto, per loro fortuna, credono… L’essere umano ha dipinto ciò che è Mistero con il buio, ed è noto che il buio provoca, da sempre, il senso della paura, immaginandola come la presenza di un mostro impalpabile. E la sottoscritta è purtroppo paragonata a questa sorta di mostro che in realtà non sono.

GIULIA Non riesco a seguirla. Lei sta parlando del Mistero, dell’Ignoto, di mostri… Ma che vuol intendere?

DONNA VELATA Ciò che lei, e gli altri, rifiutate inconsciamente di comprendere.

GIULIA Rifiutare? E perché mai?

DONNA VELATA Perché tutto quello che sembra non vedersi, ma che in realtà esiste, crea angoscia, timore, impotenza; illudendosi che non c’è, facendo finta di nulla, e per esorcizzare ciò che esiste si arriva persino a schernirlo…

GIULIA Ho la netta impressione che lei voglia eludere la mia domanda. E’ come se volesse aggirare il punto centrale di ciò che andrebbe detto. Dice di conoscere cose che altri non sanno ( il tono della voce diventa nervoso)…Ebbene, devo dirle che oltre alla sua aria così… enigmatica, c’è una notevole parte di presunzione. Non crede?

DONNA VELATA (Ride) Ero certa di darle questa immagine così distorta, ma lei non è la prima né sarà l’ultima.

GIULIA Dopo tutto ciò che va declamando pretende anche che lei mi dia l’idea di una persona umile, forse? (si alza). Improvvisamente piomba qui come un fulmine a ciel sereno. Non si presenta, come invece io ho fatto, lasciandosi un oscuro anonimato dietro quel velo che sembra celare… un terribile segreto! Si rifiuta di dare il suo nome. Per non parlare poi dei discorsi sul Mistero sulle paure, sulle astrazioni… ha forse doti di chiaroveggenza? O il suo nome è ambiguità ?

DONNA VELATA (Scuote il capo) Ambiguità… sto cercando di farmi conoscere soltanto per ciò che sono. Non sto fingendo, è come se lentamente aprissi le persiane di una finestra che dà verso la liberazione, e così mi rendo perfettamente conto di dire cose difficili da accettare, ma io sono ciò che è Verità. No, non mi guardi così: non deve essere né sorpresa né indignata. Le mie definizioni fanno scaturire un profondo malessere in chiunque: sia egli re o suddito, donna o uomo. Malessere che spesso si trasforma in una reazione aggressiva che non sanno frenare: (abbassa il capo) poiché loro non sanno, poveri…

GIULIA Lei dice di sapere, di conoscere; se non pretendo troppo, me lo dimostri.

DONNA VELATA La dimostrazione non è altro che una messa in pratica di un fatto ritenuto incerto, insicuro da chi deve vedere per credere, ma si può anche essere ciechi pur vedendo… (Si alza. Il tono diventa più confidenziale). Sei nata all’alba del 4 dicembre di quaranta anni fa. Attualmente insegni “Lettere Antiche”.

GIULIA Questi… non sono altro che dei semplici dati facilmente reperibili.

DONNA VELATA La tua esistenza è stata assai travagliata. Hai vissuto momenti molto gravi, di grande amarezza…

GIULIA E’ il corso della vita non crede?
DONNA VELATA E la separazione da Riccardo, tuo marito, ne fa parte.

GIULIA (Sorpresa) Sì, come sa di mio marito? In ogni caso preferirei non parlare di questo…

DONNA VELATA (Incalzante) No, parliamone. Tu non lo hai mai amato, ma le circostanze richiedevano la presenza di un padre. Non è così forse?

GIULIA Non è possibile che lei sappia …
DONNA VELATA E non avresti mai immaginato quanto male ti avrebbe portato da lì a qualche anno. E non solo a te.

GIULIA (Porta le mani alle tempie) Io… ho una gran confusione. Mi sembra di essere in un sogno. Mi trovo qui ad aspettare una mia cara amica, la quale s’attarda ad arrivare ed ecco improvvisamente lei, che non so da dove sia venuta e, cosa incredibile, entrambe abbiamo degli appuntamenti nello stesso preciso luogo, così lontano da tutti.

DONNA VELATA Semplici coincidenze.

GIULIA (Si volta di scatto, la tensione cresce) ) Coincidenze? A me sembrano davvero troppe, e… e… tutti questi discorsi così assurdi… (indicando con il braccio teso) Chi …chi sei tu?

DONNA VELATA (Tagliente) Presto lo saprai. E adesso dimmi, perché Lamberto? Ne avresti fatto volentieri a meno se non fosse perché volevi dare una figura paterna ad una figlia che ne cresceva senza. Raccontami.

Breve pausa. Le due donne sono posizionate alle estremità del palcoscenico.

GIULIA Al di là delle necessità credevo in Lamberto. E’ stato un uomo sul quale ho puntato tutto ciò che rimaneva di me. Un vero appiglio su una parete di specchi.

Mentre racconta, con un gioco di ombre cinesi, si materializzano al centro della scena figure di persone sedute al tavolo di un locale. Parlano e ridono. Si sente una musica in sottofondo.

GIULIA Quella sera ero giù di morale, come spesso mi accade. Alcuni cari amici mi convinsero ad uscire con loro. Andammo in un locale a bere qualcosa: mi tornò il buon umore, fu lì che lo conobbi. Quando me lo presentarono notai in lui i tratti, i modi, di una persona alla quale potevo affidarmi e soprattutto affidare Lidia.

DONNA VELATA Già, Lidia (si siede). Frutto del tuo primo e vero amore.

GIULIA (Allarga le braccia) Di fronte a te ho la sensazione di essere come … come nuda, senza segreti. Ogni cosa dica sembra già sia stata detta… Mi sento come un semplice, puro pretesto di … non so che cosa.

DONNA VELATA Io so molto di te, più di quanto tu stessa possa immaginare. Il vero padre di Lidia dunque era un altro?

GIULIA (Sospira) Lidia è stata ciò che mi rimaneva di Alessandro… il mio Alessandro, quando egli dovette partire, mi disse: “Giulia, al mio ritorno ci sposeremo e presto voglio essere padre dei tuoi figli”.
Queste furono le sue ultime parole, ma nessuno dei due sapeva che ero già incinta di Lidia. (Piange) Oh Alessandro! Quanto mi manca!

Breve pausa.

GIULIA Diverso tempo dopo arrivò un telegramma dal Ministero della Guerra, attraverso il quale seppi che Alessandro, dopo una cruenta battaglia, non risultava né vivo né morto, soltanto disperso. Sono trascorsi vent’anni e d’allora non ho più saputo nulla di lui. Per mesi ho girovagato negli ospedali, nei centri raccolta dispersi, ho contattato il Ministero stesso; tutto questo non è servito a nulla… a nulla. Soltanto molto tempo dopo mi fu riconsegnato un suo porta tabacco con le sue iniziali impresse, un mio regalo, ritrovato sul campo di battaglia da un compagno d’armi.

DONNA VELATA Non ti viene da domandare perché accade tutto questo? Perché tante madri e tante mogli devono piangere i propri cari caduti? Martiri di mille false cause, dipinte come ideali.

GIULIA (Laconica) E’ vero… Sono solo sporche menzogne! Delle diaboliche messe in scena di torbide controversie . Per chi comanda le persone non sono altro che una sorta di buffi manichini: ora onesti cittadini addetti a lavorare, ora perfette macchine addette al massacro, a seconda del gioco che è in atto. Qualcuno discute dall’alto del suo tavolo e nel profondo della melma della guerra gli altri marciscono. Spesso mi domando se siamo esseri umani o semplice carne da ardere. Contro quest’orrore vorrei urlare con tutta la mia forza e disperazione, ma so che niente muterebbe il corso delle cose. Non riesco più a dormire. Sovente vedo immagini sfocate di persone che mi tendono la mano, mi indicano di seguirli, accennando appena un pallido sorriso. E mi chiedo chi sono, cosa vogliono…(si siede) Cosa significano, cosa?

DONNA VELATA C’è desolazione nei tuoi occhi. E nella tua voce c’è il peso dell’esistenza; un intero macigno è sopra il tuo cuore. Avresti bisogno di un lungo riposo. Mi domando quale forza ti consente di continuare?

GIULIA La forza della speranza. Ogni giorno è nuovo, tutto da vivere e valido per ricominciare.

DONNA VELATA (Ride) La speranza… La speranza è illusione! Sai bene che non esiste…

GIULIA Non è vero!

DONNA VELATA Essa è soltanto un ingenuo rifugio creato dagli uomini per rifarsi da un Tempo inclemente, il quale s’abbatte con tutta la sua furia sotto forma di ostacoli, disfatte, e sofferenze ad ogni alba., ed è complice di ciò che è Vita, quindi di Dolore. E prova sommo piacere nel divertirsi contro questi piccoli esseri di questo mondo, i quali si prodigano da sempre a scalare la montagna dell’esistenza che… poveri… non ha cima. Guardati donna: il tuo cuore ha più rughe della tua pelle, la tua mente è più confusa d’un ubriaco, soprattutto quando pensi a tua figlia e, bada bene, liberata dalla sofferenza per sua propria mano e non per una disgrazia, come si è sempre erroneamente creduto..

GIULIA (Si alza) No, noo! E’falso! E’ falso! (Piange) Lidia! Oh Lidia… povera bambina mia. Non sarebbe mai dovuto accadere… la perdonai, lo giuro! E lei accettò, cercando di superare quei terribili momenti…

DONNA VELATA No! Lidia finse di superare, ma in realtà non si riprese  più. Si rese perfettamente conto che era tutto impossibile. Un amore che avrebbe lasciato solo delle piaghe sanguinanti.

GIULIA Stai dicendo delle assurdità… Tu… (indica la donna misteriosa) Tu stai facendo del tutto per farmi pesare ancor di più ciò che mi è accaduto, perché, perché?! Bambina mia, ovunque tu sia, ora so che non soffrirai più per ciò che hai provato. Lo sento, lo sento…

 

DONNA VELATA Ora è sua madre prigioniera della disperazione, poiché soffre di questa vita fatta di ricordi che non torneranno e amori scomparsi, e la gravità di tutto ciò è nella lucida consapevolezza di questa sofferenza. Nonostante sappia bene che non vi sono validi rimedi, ella continua nella vana ricerca di ciò che non c’è, che non è mai esistito ed è qualcosa che viene comunemente chiamata Verità, e in questa penosa illusione i più onesti affogano i loro sogni e le speranze in un mare opaco, rigonfio di solitudine. Tutti si ubriacano del vino dell’ Utopia, credendo di esorcizzare ciò che è Mistero, ma pochi sanno che il risveglio da questo stato di torpore avverrà in una disperazione ancor più profonda. E per altri non vi sarà affatto un risveglio.

GIULIA Come… come fai a dire certe crudeltà?

DONNA VELATA No, Giulia. Non sono crudeltà, ma la realtà. La realtà come lei è.

Giulia tenta la fuga, ma scivola a terra trafelata.

GIULIA  (Grida disperata) Basta! Basta o finisco per impazzire. Da quando sei arrivata non vai dicendo che assurdità… la testa mi sembra scoppiare; la tua voce non fa che martellarmi… Cerchi in tutti i modi di farmi credere che ogni cosa non ha più senso, che non bisogna più lottare, che tutto è finito… Mai! (Cerca di recuperare grinta e orgoglio) Per me non è così, capisci? Io finché respirerò vivrò i miei giorni sino in fondo. Ho molti amici; nel lavoro ho trovato ciò che ho cercato invano altrove. Ma soprattutto sono circondata dall’affetto spontaneo, sincero dei miei allievi ed oggi questo è ciò che più conta. Spesso gli eventi stessi mutano e soffocano le speranze, i sogni che ciascuno ha, siano essi piccoli o grandi. Quelle poche cose che ho adesso mi bastano per sperare del giorno che segue. …. ho ancora quella forza necessaria per poter affrontare la Vita e i miei simili. E questo te lo ripeterò all’infinito. All’infinito!

DONNA VELATA (Sferzante, mentre si alza) Parole ingenue. Parole che servono soltanto di conforto a te stessa, ma il tuo inconscio conosce il fine di questi preziosi propositi, poiché essi si perderanno insieme a questo vento. Come quando qualche anno fa si perdettero l’affetto e la vita di Lamberto e di Lidia, entrambi perduti amanti per quell’intero mese (le due donne si posizionano alle estremità del palcoscenico).

Gioco di ombre cinesi: al centro della scena in cui si intravedono un uomo e una donna a letto che fanno l’amore. Si sente una musica in sottofondo.

DONNA VELATA Fin quando l’intensa e folle relazione dei due non fu scoperta da te quella drammatica notte. Ricordi vero? In seguito, meditasti più volte di toglierti la vita, ma tua figlia ti precedette. Cosciente di aver rovinato tutto e di non poter avere per sé il marito della propria madre. Lasciasti Lamberto; poco più tardi avvenne il suicidio di Lidia. Oh, Giulia la tua esistenza è come una pallina di neve che rotola da una bianca montagna. E man mano che scende e il tempo scorre, essa s’ingrandisce sempre di più fino a divenire un’ enorme goffa valanga, rovinando, giù a valle, con tutto il suo carico di detriti e sporcizia, racchiusi durante tutto il suo percorso. Da candida che era inizialmente, ora divenuta un’amalgama di solo fango. Solo fango!

Breve pausa.

GIULIA (E’ di spalle, sgomenta) Quale colpa ho commesso per meritare tanto dolore? Quale via avrei dovuto percorrere per non arrivare sull’orlo del precipizio in cui sono giunta?

DONNA VELATA No, tu stai soltanto salendo la rupe dalla quale cadesti ignara, quel giorno di quarant’ anni fa. E a fatica ti stai guadagnando la Liberazione da ciò che è falsità e sangue, dilemma e dolore. (Le tende il braccio) Coraggio, dammi la mano ed io ti aiuterò a superare l’ultimo scoglio di questa nave alla deriva.

GIULIA (Confusa) Io non so … non ricordo… perché sono qui? ( Si volta) Flavia! Sto aspettando Flavia, sì, perché non arriva? Una disgrazia! Le è accaduto qualche cosa di grave…

DONNA VELATA Flavia non arriverà né adesso né mai.

GIULIA (Guarda a terra, cerca di controllarsi) Perché?

DONNA VELATA Colei che aspetti è dinnanzi a te.

Giulia la osserva con lo sguardo di chi si sente perduto.

DONNA VELATA La lettera che ti è pervenuta ha il mittente nella mia persona. Sapevo bene che spacciandomi per la tua più cara amica non saresti mancata all’appunta mento. E così è stato.

GIULIA (Con un filo di voce, rassegnata, cade in ginocchio) Non è possibile, non è possibile… Cosa sta succedendo? Cosa…cosa vuoi da me?

DONNA VELATA La tua esistenza, Giulia ! (Si sente una musica in sottofondo). Il tuo celato, continuo, profondo, desiderio di porre fine alle quotidiane torture che la vita ti offre si è ora materializzato in me, poiché io sono l’unica entità liberatrice della Sofferenza. (Si posiziona davanti a Giulia, togliendosi il velo dal viso) Il tuo volermi conoscere in volto, fissare negli occhi, sarà ora esaudito: eccomi…

Giulia la guarda dapprima incredula, poi serena, mentre le prende dolcemente la mano. La scena va in penombra.

DONNA VELATA Dammi la mano. Non aver timore. Io ti porterò lontano, laddove non esiste disperazione. Laddove il riposo profondo prende il posto allo straziante vagito di chi s’affaccia alla Vita, mia eterna rivale. Non aver paura. Rilassati, poiché io sono l’ultima, tua vera amica. Liberazione di ciascuno e sopperisco…. all’errore di vivere!

La scena va lentamente in buio, mentre il sipario si chiude con la musica in crescendo.

 

Fine