LA SESIA

Ho conosciuto l’uomo saggio indietreggiare al tuo cospetto,
perché lungo i tuoi fianchi sinuosi e stanchi,
si snoda la vita ma anche la morte, se manca il rispetto.
Antiche mura adagiate su cemento e sassi,
si innalzano a dispetto,
ma da ogni crepa echeggia il tuo lamento,
assopito in questo inverno di tormento.
Teneri germogli, sortiti dalle brume dell’inverno,
cullati solo dal gorgheggiare cadenzato del tuo passo,
si affacciano alla vita che si ridesta,
sotto un verde vellutato per la festa.
Dal tuo fiorire in grembo alla montagna,
fino al tuo perire nel grande mare,
arditi ponti ti cavalcano impauriti,come cavalli senza destrieri,
disarcionati dai tuoi poteri.
Lentamente come ogni giorno
il sole scalfisce con la sua luce le tue gesta,
e tu magicamente rifletti un luccichio di luci e riflessi,
che cattura persino gli immobili cipressi.
Folate di brezza frizzante solleticano le tue acque,
plissettando la tua trasparenza,lungo macigni di pietre infilate
che arginano la tua sponda, frenano la tua corsa
ma soprattutto placano la tua ira.
Ma anche questi dispettosi giorni di Marzo,
dopo aver increspato le tue acque,
e risvegliato ogni gemma che poltriva silente,
scivolano sui capricci di un Aprile impertinente.
Il nuovo giorno porta il profumo della pioggia,
segno del tuo imminente cambiamento,
mentre l’aria nuova ora cela la tristezza
del nuovo grigiore che ti accarezza.
Cumuli cupi, carpiscono le luci dorate delle giornate spensierate,
e solo chi ti vive accanto riesce a percepire il tuo immenso soffrire,
perché ho sentito il tuo alito leggero turbare il mio pensiero.
Tutto fugge con il vento e in un momento cambia il tuo colore,
presagio del tuo pessimo e minaccioso umore,
mentre indifferente la gente,non si accorge di niente.
La pioggia intanto cade incessante,sovrana di un cielo sconcertante,
mentre ad ogni ostacolo infrangi le tue onde,
qualcuno disperato batte i pugni accanto alle tue sponde.
L’acqua sale, lambisce ogni luogo,
sradica ogni albero, infrange ogni regola,
le regole di un uomo che vuole imprigionarti nel suo cemento,
relegandoti ad un ruolo di complemento.
Ma ogni volta come sempre,
cogli solo lui impreparato alla tua furia,
solo l’uomo che si crede così superbamente intelligente,
non sa osservare i tuoi cambiamenti.
Cala una lunga notte sul tuo fluttuare,
il buio ti fa apparire come il mostro da sopperire,
perché troppo hai osato risvegliando la coscienza
di chi ha perso ogni prudenza.
Ora anche la gente si è fermata annichilita,
nel tuo vorticoso tracimare sento i sassi rotolare,
come anime inghiottite dai tuoi vortici a naufragare,
mentre tutti tremano davanti al tuo straripare.
Ma come tutte le cose della vita,
passata la tua ondata esagerata,ricomincia una nuova giornata
e un nuovo raggio di sole dopo tanto turbare,
è tornato a spuntare.
Ognuno piange il suo qualcosa,
qualcuno impreca la tua foga,
ma tutti indistintamente dimenticheranno,
perché pochi sono i saggi che ricorderanno.
Intanto tu,come un gigante ormai assopito,
ricominci il tuo placido sgorgare,
mentre impavido ad ogni stupore
riprendi lentamente il tuo colore.
Ti passeranno nuovamente la stagioni accanto,
regalando al tuo passaggio quell’aspetto di magnifico paesaggio.
Ma io so che il tuo spirito dormiente,in te sempre latente,
tornerà a gridare e di nuovo piangeranno per quello che non salveranno.
La Sesia,
antico fiume che mi scorri accanto,
nel corso degli anni pure il nome ti hanno cambiato,
ma il mio rispetto per te non è mai mutato…