Il traghettatore

Non c’è gozzo così raffinato
che vigili e attenda paziente
vicino alla costa
quieto e attento
facendosi cullare
dalla voce del legno
di possenti foreste
di cui è amorosamente costruito.
Sussurro del bosco e sciabordio del mare.
Portale.
Vigila sul nostro cuore,
burrascoso in questi momenti bui
per traghettarlo
in acque luminose e tranquille.

 


 

Madre terra

Cumuli di foglie
alberi con le braccia al cielo.
Altri ancora gialli, aranciati,
rosso intenso e color mattone
colori vibranti e densi.
Lenti i miei passi
sorretti dal silenzio del bosco
portano il mio corpo e il mio cuore sofferenti,
avvolti dal profumo risanante della terra,
là sotto quel castagno gigante.
C’è una tana là sotto,
calda, accogliente, sicura.
Starò lì in compagnia.
Il ventre di Madre Terra mi sanerà
ed io le donerò
la mia infinita gratitudine.

 


 

Impasto

Il mio corpo
tessuto di campi arati
di erba tagliata
di pioggia battente.
Onorerò il mio corpo
pensato con polvere di terra
di stelle e cristalli dell’acqua.
Lo curerò come un cavaliere
amorevolmente
rigoverna alla sera
il suo cavallo
dopo una lunga cavalcata.

 


 

Ritmi di pace

Se il cielo
un po’ opaco e grigio oggi
si calasse nel mare.
E il mare qua davanti a me
un po’ borbottante di parole
si alzasse verso l’alto,
più non ci sarebbe
l’orizzonte da guardare.
Invece
quella linea misteriosa rimane
e loro due si guardano
il cielo e il mare
uniti da un filo luminoso.
Così son io oggi
in questo angolino di scoglio
che sento profondamente entrambi
ma cerco, traballante,
cerco l’Armonia degli opposti
dentro il mio cuore spalancato.
Destino degli uomini
lavoro di pace.

 


 

Momenti di luce intensa

Cosa porta il nuovo con sé?
Lo stupore che ancora la vita
non abbia finito di donare.
L’attesa che accada ogni giorno
una goccia di bellezza.
La tenerezza
di un’abbondanza inaspettata.
Ancora una volta
la certezza
ha bussato lieve
e odorosa di bene
alla mia porta.
E un pezzettino di “casa”
ha catturato la potenza del sole.
Amo lo sguardo vivo dei miei incontri.

 


 

Irrealtà

E’ assordante
il silenzio
dopo una pioggia
che rovina a lungo
sulle tende e sui terrazzi.
Rimbomba nelle orecchie
invade ogni luogo
e par d’essere sorda.
Scuoto la testa
mentre mi sento
improvvisamene avvolta
da un silenzio irreale
vuoto
profondo come il cielo.
Solo un cuculo
dopo un poco
osa squarciarlo
e respiro di sollievo.

 


 

Correnti d’aria

C’è movimento stasera lassù
spettacolo ai miei occhi.
Quelle nuvole corrono leggere
ariose e smilze
dal vestito trasparente
rosato
per le ultime luci
carpite al sole
ormai lontano.
Le altre, più basse,
dal passo pesante
vanno all’opposto
nel loro grigiore corpulento
e gonfio
lente e indecise
se stare
o cercare un altro pezzo di cielo
per lasciare occhieggiare le stelle.

 


 

Parole nel vento

Oggi i gabbiani,
come i bambini
ai primi tepori
danno fiato
nei giardini fioriti
all’energia tenuta a freno
in stanze riscaldate,
oggi i gabbiani
scorrazzano rumorosi
chiamandosi a danzare
sopra i tetti asciutti
di una città salata.

 


 

Vorrei tanto

Vorrei correre,
correre incontro al tempo
più veloce del tempo,
il tempo di ora, di adesso,
avere la visione.
Guardare laggiù
per dirti sorella,
la tua pena passerà,
ogni piccolo pezzo
avrà il suo posto
giusto onesto posto.
Tu sai però
a volte le mie mani sono legate
e le gambe non reggono
questa corsa
verso l’oltre.
Allora figlia, amata sorella
porto con te la Speranza.

 


 

Ricerca

Oltre il muro
del mio giardino
sta la mia casa.
Oltre le stanze
di tante emozioni cariche,
come peschi
abbandonati dai fiori rosa
sta la mia casa.
Oltre i miei libri,
diario di passioni
vissute in solitudine
sta la mia casa.
Non l’ho mai avuta
la casa dell’oltre.
Eppure lo spasmo
che agognava un riposo
l’avevo.
Ora cerco casa
e qualche timido mattone s’alza
in un buon terreno,
solido per costruire una reggia.

 


 

Anch’io voglio prendere la luna

Bruschi
i colori di questo giorno.
Inquieti.
Tempesta che s’addensa
mare s’increspa traditore
vento che bussa
violento e maldisposto
alla mia semplice porta.
Non c’è amore sprecato, signore.
E l’ora riprende pensierosa
il suo cammino dolorante
laggiù verso un pallido chiarore.

 


 

Chiodi

T’arroghi il diritto
di giudicare il mio dolore
io che ho portato
conficcati nel cuore
tanti chiodi
quanti
un quadratino di legno
ne può contenere,
troppi.
Li ho strappati via
lasciando un buco
li ho messi nel fuoco
perché li possa fondere
in un rustico gioiello.

 


 

Vorrei

Vorrei correre
correre incontro al tempo
più veloce del tempo
di ora, di adesso
e guardare laggiù
per dirti
la tua pena passerà
ogni piccolo pezzo
avrà il suo posto
giusto, onesto posto.
Tu sai però
ho le mani legate
le gambe non reggono
questa corsa forsennata.
Allora, cara,
porto con te la speranza.