Leone in gabbia
Tra due sbarre di ferro
vedi scintillare
gli occhi di un animale.
Lui ti guarda.
Tu lo guardi.
Desiderio
di libertà
dentro a quegli occhi.
Se sei un leone
vivi libero
al sole della tua savana.
Se sei un’aquila
vola leggera
negli spazi siderali del tuo cielo.
Se sei un delfino
nuota e salta
tra i flutti dei tuoi oceani.
Se sei un uomo libero
parla e vivi
nell’assoluto della tua universalità.
Braccato,
incatenato,
ingabbiato.
Pastoie
del non detto
oscurano
amori mai affermati.
Tra due sbarre di ferro
vedi scintillare
gli occhi dell’amarezza.
Se sei un uomo libero
vivi libero
al sole della tua savana.
Malinconia
Il pensiero
che avvolge
di nebbia
un assolato
giorno d’agosto.
Lacrime
Scendono,
sgorgano,
talvolta
rimangono
lì.
Come
un rubinetto
che perde
lascia
cadere
inesorabili
gocce,
così
gli occhi
s’inumidiscono
di stille
di sangue,
due ferite
del volto
che scandagliano
la vita
e parlano
di amarezze,
di gioie,
di impenetrabili
silenzi,
di lunghi
discorsi
d’amore.
E per sempre
corroderanno
la roccia
del nostro
domani.
Timidezza
Ti guardo
da lontano
e non oso
parlarti.
Ti penso
da vicino
e non oso
ascoltarti.
Fogli dispiegati
di parole scritte
che non si faranno
mai voce.
Luna incantata
sentimento
mai pronunciato,
adesso sì
posso dirlo,
una luce riflessa
dà corpo
alla mia espressione
effimera.
Velati silenzi
di timidezza.
Dentro di me
La mia fantasia
voce di poesia
anima di magia.
Il mio sorriso
ironico inciso
malinconico avviso.
La mia solitudine
immensa inquietudine
incondivisa abitudine.
La mia sensibilità
aristocratica nobiltà
incomprensibile verità.
La mia indifferenza
anelito di coerenza
ferita dell’assenza.
La mia virtù
inesprimibile tabù
altalenante schiavitù.
La mia giustizia
recondita mestizia
anacronistica letizia.
Il mio dolore
soliloquio d’attore
monologo d’amore.
Il mio coraggio
inutile ammaraggio
solitario selvaggio.
La mia follia
voce di poesia
(nel)-la mia fantasia.
Ci penso
Ci penso
e non so
cosa rispondere.
Ci penso
e non so
cosa fare.
Ci penso
al fatto
che se non
pensassi….
Ma tanto
ci penso!
Ci penso
troppo;
ci penso
poco,
ci penso
di giorno;
ci penso
di notte;
ci penso
bene;
ci penso
male;
Ci penso
al bagno,
in macchina,
al bar,
in banca,
al cinema,
davanti alla TV,
sempre e dovunque
ci penso.
Ma a cosa?
La mia forza
Ho pianto
le lacrime
dell’incomprensione;
ho strizzato
il sangue
della malinconia;
ho amato
le melodie
dell’illusione,
ho distrutto
le ceneri
della mia adolescenza;
ho delegittimato
la libertà
di dire “no”,
ora
posso solo
ringraziare
la mia capacità
di affrontare
la solitudine.
L’umiltà
Inginocchiarsi
di fronte
alla vita,
come un ramo
che si piega
sotto una fitta
coltre di neve
in un ruvido
giorno d’inverno.
Alla psicoterapia
28 anni.
E dicevo
di non avere
bisogno di nessuno.
Sapevo
quali erano
i miei problemi,
le mie difficoltà.
Conoscevo
il modo
per risolverli.
Il labirinto
di una sofferenza
contaminata
da un marasma
d’interrogativi,
come in un
groviglio
di rovi
dove solo le
spine
feriscono
il timore
di mettersi in discussione.
Poi
l’indimenticabile
esperienza
di spogliarmi,
nudo
con me stesso,
di fronte
a sua maestà
La Sofferenza
e imparare
a guardarla
fissa negli occhi
senza più abbassarli.
IL BRUTTO ANATROCCOLO
Quando vedrai
mio padre
dirai:
“Che bell’uomo che è!”
Quando vedrai
mia madre
dirai:
“Che bella mamma che hai!”
Quando vedrai
mia sorella
dirai:
“Che bella ragazza, è solare direi!”
Quando vedrai
il suo compagno
dirai:
“Però, che fascino che ha!”
Quando vedrai
la mia nipotina
dirai:
“Guarda quant’è carina quella bambina!”
Quando guarderai
nel profondo dei
miei occhi
vedrai,
sentirai,
rabbrividirai
e non parlerai.
E quando ascolterai
le parole
della mia sensibilità
allora, quel giorno,
dirai:
“TU SEI!”
……………………………
Ma potrebbe essere tardi….
LA DEPRESSIONE
Unica.
Amante
amica
della solitudine.
Il vuoto
sullo schermo della vita
il dolore
della disperazione.
Non giudicare
ciò che non conosci!
Zitto.
Etichetta di superficie:
asociale,
antipatico,
chiuso,
solitario,
silenzioso,
permaloso,
pazzo.
Io non voglio
presentartela.
Ti stritolerebbe
e forse avresti
solo il tempo
di dire:
“Tutto qui?”
Poi lo schianto……..
…………………………….
LA MASCHERA
Mi guardi!
Ti vedo!
Mi parli!
Ti ascolto!
Ti guardo!
Mi vedi!
Ti parlo!
Mi ascolti!
Perché, perché non ci siamo capiti……..
SI PUO’!
Un rapido sorriso
ha riacceso
la fiammella
di una candela.
Sorridi di più,
umanità,
per riaccendere
i lampioni
sulle strade
di questo mondo
inondato
dalle tenebre
della superficialità.
LA MIA FORZA
Ho pianto
le lacrime
dell’incomprensione;
ho strizzato
il sangue
della malinconia;
ho amato
le melodie
dell’illusione;
ho distrutto
le ceneri
della mia adolescenza;
ho delegittimato
la libertà
di dire “no”;
ora
posso solo
ringraziare
la mia capacità
di affrontare
la solitudine.
UNIVERSO
Un’estate….
sogni….
la luna
riflette
sul mare
la strada bianca;
il sole
raccoglie
la luna
che s’immerge
nel mare
che l’onda
frastorna
e che corre
e insegue
le ombre
portate dal cielo,
una nuvola….
bianca….
come la strada delle stelle
che porta lontano
e che ritorna….
Un anno
è trascorso.
LE MIE RADICI
Viscere eterne
di acqua
e di fuoco.
Se l’amore
che Roma
seppellisce
nella storia
riaffiora
dalle mura
dei miei ricordi,
lasciatemi libero
di sognare,
perché vuol dire
che anch’io
come loro,
come voi,
come i fratelli
di sangue
ricuciti
da impossibili
ferite,
possiamo lottare
contro l’angoscia
di crescere
e di imparare;
contro la paura
di vivere
e di amare;
contro l’odio
del rimpianto
e della vergogna.
Le mie radici
sono avvinghiate
alle zolle
dell’onestà,
lasciatemi sognare
la mia libertà.
LA RABBIA
Una lunga ferita
sanguinante
logora
ogni attimo di vita.
Vorresti amare
ed escono parole
d’odio.
Vorresti abbracciare
e le tue mani
raccolgono ortiche.
Vorresti comunicare
e la tua voce
agonizza nello stomaco.
Vorresti chiarire
ed il sole
tramonta nella solitudine.
Rabbia di silenzio.
Oceano di dolore.
AMARCORD
Il dolce sapore
dell’amore
nettare di vita
che sorride
tuffandosi
nell’estate della giovinezza
infuocati sorrisi
s’immergono
nell’oceano della primavera
inverni di solitudine
accompagnano
variopinte speranze
di tenerezza.
PEN(S)OSO ESISTERE
Guardo
la mia camera,
la TV (non accesa),
il quadro
alla parete.
E’ Gilles Villeneuve.
Altri oggetti
intorno.
I libri,
il telefono,
i miei
boxer a fiori.
Nostalgia
di un sorriso,
di un dolce
“Ti amo”
sincero.
Parlo
e gli occhi
tradiscono
il contenuto
delle parole.
Osservo
e le parole
tradiscono
il significato
verbale-non verbale
degli sguardi.
Alzo
una mano
per accarezzare
il mondo
e il mio corpo
tradisce
il desiderio
d’amare.
Mi avvicino
agli altri
e la mia
timidezza
tradisce
il bisogno
d’essere amato.
Prendo
una penna
e scrivo
poesie.
Solo così
illumino
di realtà
tutta
la mia
essenza,
il mio
“essere”
umano.
…………………
E sono
solo.
IMMENSITA’
Mi fermo a guardare il mare.
Silenzio.
Odo solo lo sciacquare dell’onda amica.
Silenzio.
Alzo gli occhi….
Il sole mi chiama.
Silenzio.
Vado, trasportato dai flutti impetuosi.
Fiducioso….
Silenzio.
SOGNO
Un buio profondo
e parlare
al buio….
raccontargli
di un fantastico amico.
QUEL SUO SALUTO
Ti ho vista salutarmi….
Un cenno appena,
una mano stanca,
un sorriso singhiozzato
tra le parole
della tua violata solitudine.
Gli occhi buoni,
che mi hanno amato
per vent’anni,
e tristi
e soli.
Era come
voler cogliere,
nell’effimera libertà
tua e dei tuoi gesti,
la gioia silenziosa
e immensa,
o tenerella,
di regalarmi ancora
un saluto in più,
dolce e spontaneo sempre,
tra i tanti
che mi hai fatto….
prima di dirmi
addio.
NAVE SCUOLA
Quando,
giorno dopo giorno,
sali faticosamente
le scale
dell’esperienza;
gocce di dolore
scendono sulla fronte,
per perdersi
nei reiterati tentativi
di esistenza;
parole d’amore
s’intrecciano
sotto il giogo
dei ricordi
della tua essenza;
allora
non è più possibile
farsi rubare l’anima
e naufragare nel mare
di una svuotata disperazione.