Biografia

IMG-20200912-WA0000Nata a Sondrio, vive in Valtellina con mamma Julia, la sorellina Ilaria e Andrea, padre di sua sorella e suo grande sostenitore ed amico. Il suo papà lo ha perso all’età di 7 anni E’ iscritta al primo anno della Facoltà di Filosofia dell’università Statale di Pavia. Dal 2017 collabora  con il mensile “Il Bullone” che ha come motto: ‘’Fare, Pensare, Far pensare’’. Il giornale è nato per iniziativa Giancarlo Perego e Arianna è particolarmente fiera e soddisfatta di questa opportunità che appaga sia la sua voglia (o meglio: la sua esigenza vitale!)  di scrivere, sia la sua necessità di sentirsi parte di una comunità di anime e menti con un vissuto simile al suo  in cui si riconosce.

 

La mia storia.

La mia storia mi ha reso ciò che sono e mi ha permesso di essere fiera di me. Fino ad ora è stata  un percorso in salita, che mi ha vista  lottare  contro le mie paure, la mia malattia e me stessa. Fino ai 6 anni la mia infanzia è trascorsa serenamente; mi sentivo come una principessa, però dall’animo guerriero, che vive tranquilla in un castello, protetta da mura fortificate: tutto intorno a me  emanava calore e senso della famiglia.

 Mi piace parlare di me in terza persona  raccontando i miei  trascorsi anche se la trama non è certo quella di una favola:

…..In quell’ambiente la principessa conduce la vita che qualunque bambina vorrebbe: gioca con le compagne di bon ton e i principini che animano la corte. Tutto appare limpido, senza pieghe sui suoi abiti o sulla sua pelle. La sua esistenza procede senza grossi problemi, la sua vita è come sotto un incantesimo: fedele e amica dei suoi sogni. È ancora più entusiasta dato che suo padre Davide, il suo eroe, è arrivato a trovarla da un altro castello dove, non capisce perché, dei re molto potenti non gli permettono di uscire spesso. Questa fortificazione si trova a Mantova ed è un centro di recupero per tossicodipendenti; lei non riesce a capire quelle parole così difficili, ne percepisce solo il sapore aspro e tagliente e al tempo stesso la fragilità. È così serena, non vede l’ora di trascorrere del tempo con il suo eroe, di farsi portare al parco, di colorare insieme un disegno, di burlarsi con lui del bisnonno. La giornata scorre come un film Disney e arriva così la sera; la piccola dorme con i nonni, il suo campione nella camera singola adiacente. Trascorsa la notte e pronto il pranzo, la figlia del re va per svegliarlo. Entrando nella camera la principessa inventa la possibile scena di un film d’animazione: una bambina con poteri magici sveglia il giovane padre che l’attira a sé per poterla stringere di più e dal loro abbraccio si irradia una luce verde che renderà il loro legame indissolubile. Purtroppo l’immaginario di Arianna viene interrotto perché il genitore ha il volto pallido, la fronte bollente ed è sudato. L’ultimo ricordo di quella giornata è il suono assordante della sirena dell’ambulanza. Dopo circa 3 mesi, nell’ottobre del 2008 la piccola Arianna è in ospedale per controllare la sua zoppia. Così esegue una risonanza magnetica dalla quale emerge che il suo cervello ospita entità sgradite, cellule cattive che la stanno distruggendo e stanno combattendo le cellule buone: la guerriera è affetta da un tumore cerebrale chiamato Astrocitoma Pilocitico. Tre giorni dopo entra in sala operatoria: 12 ore di intervento la affaticano e la scalfiscono, ma non la buttano a terra. La rabbia ora c’è e sembra crescere sempre di più, Arianna è piena di domande che assillano anche la parte del cervello che le hanno violato: il terzo ventricolo sinistro….

Trama complicata anche per una non favola che dite? Meglio finirla lì! 

Dopo una serie di controlli a mio favore contro il mio Astrocit – soprannome appioppato al mio fedele nemico – ad aprile una risonanza ha giocato a mio sfavore. Così mi sono trasferita dal Manzoni di Lecco al Besta di Milano, dove uno staff medico formato da incredibili guerrieri e capitanato dal chirurgo, dottor Giombini, mi ha rioperato. Dopo essere tornata a casa e dopo aver ripreso ad andare a scuola, solo qualche mattina, coprendo la mia lucente pelata con bandane colorate, un altro controllo ha giocato a mio sfavore: così ho nuovamente traslocato. Sono passata all’Istituto dei tumori dove ho svolto una cura di 10 cicli di chemioterapia. Per mia enorme fortuna un evento così traumatico mi ha fatto conoscere persone incredibili, che mi hanno coccolato e hanno creduto in me. Grazie all’Istituto ho instaurato forti amicizie e creato legami indistruttibili, che superano i confini del tempo e dello spazio: Guia, una bambina dallo sguardo furbo e dolce è mancata nel 2011, eppure io continuo a scriverle lettere e poesie e a parlarle di me e della mia vita, a chiederle consigli; ho imparato a dare peso alle cose che meritano veramente la mia attenzione.

Ormai sono 9 anni che io e il mio Astrocit continuiamo a convivere senza litigare. Finalmente!

La mia vittoria in campo medico è dedicata a tutti i miei angioletti: per loro ho lottato e continuerò a farlo con tutte le forze.

È mia mamma Julia il perno grazie a cui sono riuscita a galleggiare in quella massa spropositata di problematiche legate alla mia malattia. Mi ha sempre affiancata, non mi ha mai abbandonata, è stata ed è tuttora l’ideale a cui aspiro. I suoi occhi mi hanno sempre riservato conforto quando in realtà avrebbero desiderato piangere, le sue mani mi hanno sempre accarezzato quando avrebbero voluto schiaffeggiarsi, le nostre menti  si sono sempre più avvicinate, supportate, abbracciate, hanno pianto assieme e infine hanno trionfato.

Sono una guerriera a volte rozza e grezza, a volte timida e poetica; ho amici speciali e fuori di testa, del resto non potevo sceglierli troppo seri e impostati, in fondo anch’io ho un cervello atomico e fuori dal comune.