Giovanni Gandolfi - Poesie

Spalancare i sensi

-Cogito ergo sum- vita in astrazione
dove il sangue non ribolle.
Amo la materia fragile ed esuberante:
i sensi aprono porte, spalancano finestre
risvegliano cuore e mente e vanno
su vette sacre a ricevere parole
su profili scoscesi di mortali precipizi
e smuovono marosi dove
gioia, dolore, estasi e angoscia
si avvinghiano e respingono
in scintille che ustionano la pelle
svelano, rivelano, incantano
questo irrequieto impasto
proteso ad un oltre che non vede
mai sazio di aspirare l’infinito
lungo il suo sentiero, brancolando
per misurare la vista per la vita
ch’è sempre un po’ nascosta stando in vista:
ma levati gli orpelli
s’accendono lampioni a trapassar la nebbia
che obnubila i confini
dove l’incontenibile s’addentra.

 


 

La giusta distanza

É giunto il tempo che annulla ogni rinvio
per interporre la debita distanza
per porci di fronte a scrutarci intimamente
per non essere uno all’altro dipendenti.
Non ho più nulla fra le mani, sono vuote
hanno usato l’anima per farne stoffa
e cucire un abito di serena pacatezza.
Saperti indossare un abito siffatto
allevia la dolenzia che giace giù sul fondo
per un inevitabile distacco
che non si cancellerà neppure volendo.
Si sono aperti squarci inaspettati su ripidi sentieri
abbiamo intravisto profondi precipizi
… e con fatica, capire i riferimenti d’orizzonti
puntellandoci l’un l’altro per non cadere
…e ora la vita proceda col suo vissuto
su binari di equanime distanza
per non essere vagone che deraglia.

 


 

Simulacri

Questo corpo, avuto in prestito
abita la vita che gli è stata regalata?
Ha il coraggio di abbracciarla
pure se ruvide carezze fanno sanguinare?
Ha seguito le traversie sue nei vicoli più incerti e bui
per farne conoscenza?
Ha avuto coraggio di conficcare gli occhi in essa
sostenendone la malia per non essere schiacciato?
Desideriamo esserne abitati
ma un timore in cuore aleggia:
infesta, crea turbamento…
ma Lei ci abita comunque
pure se tentiamo di scansarla
per evitare di acquisire uno specifico sapore.
Vorremmo rinnegare tutto ciò che la compone
per non provare quanto in essa si racchiude
diventando un simulacro umano
chiuso in un sepolcro.

 


 

Oh vita!

Vorrei che mi entrassi in ogni poro
e ti cerco come assetato nel deserto
nelle sorgive di rocce fissurate
…pure tra le parole disperatamente ti cerco.
Tu sei altro, sei tutto e il suo contrario:
soltanto sei, nella tua pienezza.
Non sei sempre chiara come l’alba
o lineare come l’orizzonte a mare
sei scroscio che rimbomba su cascate
in luce di frammenti
sei onda che si frange contro la scogliera
finché non l’abbia levigata;
puoi essere brezza o bufera
perennemente sei e non ho che
chinarmi all’inafferrabile sconcerto
del tuo passo che non è mai lo stesso
…e l’imprevisto dietro la curva dell’istante.

 


 

Il pegno

Volutamente ignori chi ti aspetta
proprio te vuole incontrare
ma per eludere il confronto
con chiunque ti intrattieni…spudorato
Vuoi disfare quella trama che
assemblato avete in sequenza di stagioni:
ed è lì per rammentar lo strappo.
Prova a ricucir le trame con ago di pazienza
di un abito indossato da gran tempo.
Vorresti che la vita non avesse in sé l’errore
non ci sarebbe l’imbarazzo delle scuse
…e si rigirano parole in ghirigori senza fine
un pantano, quando si dovrebbe dire
-accetto le tue scuse e riconosco il mio errore-
sarebbe un voler la propria vita convertire:
e si rilascia un’ammissione dimezzata
da tenere in cassaforte per difesa o riscossione
…e si chiudono le porte.
Umiliante, si pensa, è riconoscere lo sbaglio
o accettare l’altrui scuse, eppure è il passo
per andare oltre il proprio misero orizzonte
percorrendo strade nuove…
e di un peso ci si libererebbe il cuore

 


 

In metrò

Umanità variegata
frutta di varia natura, colore e odore
accalcata senza spazi a riparo
…eppure lontani, sperduti
in meandri di sguardi rinchiusi

Occhiate traverse a sbirciare
l’uomo animale che ti ruba lo spazio

Afferrati a sbarre unte
innumerevoli volte toccate
avvertire l’umore lasciato
e sentire di essere sporchi

Sentirsi diversi ma forse
è lo stesso il rimando
nel linguaggio dei corpi
che stanno accalcati

…ognuno ritaglia il proprio loculo
in immobile sembiante del volto
per farsi estraneo e non esser travolto

 


 

Voce

Ascolta quella voce che
ti segue e ti precede ovunque
… non ha sempre la stessa intonazione
a volte pare un flebile lamento
una invocazione
una dichiarazione d’amore o
l’incitamento alla riscossa
o avere in sè il tono di gaiezza
…può essere anche la richiesta
d’aprire la finestra.

Ritaglia un attimo
non temere chi esorta il tuo silenzio
a prestare un po’ d’ascolto

Solo allora s’infrangeranno chiavistelli
e saranno liberate quelle voci
sii pronto a trattenerne l’eco
frammenti sfilacciati
ma non avrai perso l’occasione
di coglierne il timbro, le pause
per rintracciarne la sorgente.

 


 

Battaglia

Quando sei orfano d’amore
una mano timida
ti tocca sulla spalla
si mescola alla tua ombra
per non fare solo bella mostra
è forte più del tuo dolore
e a te pare d’esser solo e sconsolato piangi …
ma le lacrime
che dai tuoi occhio scendono
blandiscono i marosi
è Amore che si fa badante
e si carica il tuo male
le raccoglie e le conta
le gonfia come onda che guerreggia
che frange la scogliera del male e cattiveria
e dove trova una fessura
s’inoltra in un corpo a corpo
fino al sangue
per il bene e il male che abita l’umano

 


 

Compagna di vita

La vita che giochi a dadi
credi si possa gestire a piacere
ma essa è un intreccio
di ombra e di luce che duettano
ti colmano i sensi, ti fanno carezze
sono fedeli compagne
e tu zimbello che si sente padrone:
la vita, ti dici, bisogna goderla
in questa danza così vertiginosa.

Ma possono strapparsi di mano la veste
di chi gli è dato in consegna…
…e li vedi soffrire, e non vorresti vedere
il male nei tuoi affetti più cari
non hai le parole, non sai cosa dire;
quella luce e quell’ombra
vogliono stare indivise
seppure vi sia una linea di confine
nel cui bacio si spegne.

Sul sentiero fin’ora calcato
hai incontrato veramente la vita
o hai guardato soltanto una parte
tralasciando di abbracciarne l’insieme?

 


 

Cristalli d’emozioni

Cristalli liquidi
al gusto di sale

Rivolo d’emozioni in fuga
che per nascondersi si mostra
e in silenzio grida

Riflessi di colori
e sentimenti in sintesi

Sorgente viva che dal profondo sgorga
non per scoramento
ma per passione

Verbo che fluisce limpido
senza urla scuote
e ci ridona un cuore

 


 

Figlio orbato

Quando ti ho vista così pallida e composta
la mimica sul viso spenta
c’è stata una esplosione di silenzio
che ha frantumato ogni rumore

…dopo quel bacio di addio
ho provato un brivido
che mi ha svelato un mistero
e mi sono sentito straniero.

Sei andata via così all’improvviso
non ho avuto il tempo per capire
sono rimasto senza parole
e non potevo venire dove tu eri

in quel piccolo spazio
non ci sta nessun altro
e io sognavo il tuo abbraccio

…affondare a occhi chiusi il capo, la notte
per aggrapparmi a carezze nei sogni rubate
per non annegare.

 


 

Silenzioso ascolto

Ti sono seduto accanto, figlio
avverto il tuo silenzio denso
quel gesto a spezzar la recinzione

…nel tuo scostante disappunto
attendi che allunghi un braccio
in rassicurante abbraccio
ma sarebbe un cedimento
vuoi abbattere da te il nemico che ti chiude.

Mi farò silenzio e sarò al tuo fianco
mi farò abitare da uno spazio cavo
un grembo e sarò un abitat sicuro

…e lì ti offrirò quello che cerchi
nell’utopia del vivere i gesti quotidiani
nella meraviglia di abitare appieno
quel nome che distingue la tua vita.

 


 

Ritorni

Più non si vedono stormi
prendere il volo a fine stagione
e il loro ritorno era
un gioioso saluto, un annuncio
di esplosione in sboccio
un continuo rinnovato girotondo
conchiuso al cader di foglie
e nebbie avvolgenti, mantello
a scaldare ricordi di icone che ti rammentano
nell’effige che più a te risponde
e ti dice e continua a parlare
come fosse presente
perchè la sua voce ti s’è incisa per sempre
e tu la ripensi e la ricrei mentre
con fiori recisi destinati a concime
come la carne che ti ha dato le forme
ne adorni le tombe:
ho perso le ali
son divenuto stanziale
e vengo qui a becchettare
e mi fermo con voi a guardare.

 


 

Sciatteria

Ti alzi ogni mattina
attendi alle solite incombenze
deambuli scordando la testa
per compiere ogni cosa
in maniacale scrupolosa sequenza
così che s’ha da fare, cosi s’è sempre fatto
la minima variante è proibita
è faticoso trovare un modo nuovo
per affrontare la giornata
è un gravoso fardello
io voglio restar leggero.
Che altri fatichino a pensare
troveranno soluzioni nuove
inesplorate vie o forse
fin troppo usate e usurate
ma meno impegnative
sarò un eccellente esecutore
è quello che so fare bene purché
la mia mente rimanga a riposare
Non posso sbagliare
faccio quanto mi si dice di eseguire
l’hanno detto loro, i superiori
sono loro che le han decise
io mi fido, sicuramente
sapranno dove andremo a finire.