Maria Giovanna Abruzzo - Poesie

ESSENZA ASSENZA

 

Saremo suono,

Saremo vento,

Saremo tutto,

Saremo tanto,

Saremo quello 

che noi vorremo

E per l’eterno 

Noi ce ne andremo.

Senza sostanza,

Con leggerezza,

Saremo in tondo

E in resistenza,

Andremo dentro

Il mai pensato,

L’inesplorato.

Avremo forme,

Avremo luce,

Brillar di stelle,

Fuoco d’amore,

nel cuore

Del Dio Signore.

Tale scoperta

donerà 

Quello che, in vita,

Ci mancherà.

Potrem danzare

Con stelle e luna,

il canto d’angeli

c’accompagnerà.

                                                                                            1)

Beati e paghi,

possibilità infinite,

passioni mai provate,

in cui la carne

somiglia appena, 

ma invano.

L’inquietudine, 

nella sostanza, 

cerca quello stato,

in essenza…

in assenza…

 

Composta il 7 marzo 2017 da:

 

Maria Giovanna Abruzzo

 


SINFONIA  A VILLA DAMA

 

Il gioco impazzito del vento,

tra le fronde,

compone la sua sinfonia.

 

Note stonate d’insetti,

stacchi nell’armonia solenne

del luogo ameno.

 

Sempre stupiamo

di ciò ch’è vera realtà.

 

Musica, natura

sono della terra.

 

Altri suoni, inventati,

riportano

ov’essi non sono più,

ma invano …

VILLA DAMA di SIGILLO

23 LUGLIO 2005

Maria Giovanna



VAGHI E CONFUSI FRASEGGI.

 

Vaghi e confusi fraseggi

si rincorrono nella mente:

musiche, poesie,

tutto corre,

si fonde.

 

Unica grande confusione,

mi lascia sperduta,

tra sensazioni.

 

Questa è vita!

 

Da caos, ordine.

 

Frugo nella mente,

e trovo pace.

Dicembre 2000 terminata 5 marzo 2005

Maria Giovanna


 

CARA VECCHIA LIRA!

 

Sognata in mille al mese.

dimezzata, struggente,

nel neorealismo desichiano,

che comparava bicicletta e te,

in un tutt’uno che era poi…..

sopravvivenza.

 

Fonte di tante lotte,

di conquiste amare e sacrosante.

Frusciante, negli enormi fasci

dei commercianti,

che sbalordivan chi era loro avanti.

 

Per tanti di noi che ti rimpiangeranno,

molti di più non ti conosceranno.

 

Nuova realtà

allarga orizzonti,

abbatte barriere;

come Napoleon cercò,

con altri mezzi,

quando l’aere ancor non ci parlava.

 

Così tu vai in pensione,

e il cor n’ è provo,

nostalgico degli anni scivolati tra le dita,

fra le quali ora sonan

nuove monete tintinnanti;

come le prime lire, d’oro e d’argento,

nelle borse di briganti e gran signori,

quando i commerci vedean albe nuove.

 

La speranza è che le future aurore

siano di fulgore limpido,

foriero di più giusti eventi,

che accomunan le genti.

 

5 marzo 2002

Maria Giovanna



ALBA  A GAMBASSI

 

Sottile linea rossa d’orizzonte

guarda la campagna addormentata.

Spicchio di luna,

piccole stelle,

luci tremule,

false testimonianze di vita.

Tutto è immobile,

attende l’evento.

Un cane rintuzza il presente.

I suoni della notte

cedono il passo a nuovi suoni.

Il gallo annuncia il dì.

Dalla valle un coro risponde:

” E’ nato!” ” E’ nato !”

Profumi e frescure

confortano la calura della notte.

Una nebbiolina sottile

s’alza dalla terra,

come un grande sipario.

Inizia la rappresentazione,

e noi, da spettatori,

diveniamo attori!

 

29 LUGLIO 2000

Maria Giovanna



SULLA STRADA PER FANES

 

Acque limpide di smeraldo,

su sassi d’ocra degradante,

scorrono.

Orridi profondi

scavati da millenni

nella valle

dominata da imponenti

dolomitici monti.

L’Artista dona la Sua opera

tangibile, vera,

eternamente mutante.

Come esperienza lavora

animo umano.

Gole profonde,

massi altissimi,

le nostre paure,

i nostri dolori.

Ragionar su esse,

per capire e gioire

della divina arte,

che solo l’Amore

d’un vero Padre

sa dare.

 

8/9 SETTEMBRE 2000

Maria Giovanna Abruzzo


ORA D’ARIA

 

Le grida s’alzano

oltre le mura galeotte.

Libere volano verso il cielo,

complici dell’aere,

indicano la via

che avresti dovuto seguire.

Schiavo del bisogno,

egoista, stolto

o disgraziato,

sei confinato

oh reo ……..

dentro quel cortile.

L’ora concessa al gioco,

ti riporta il sapore

della vita possibile

che ti sei negata,

col triste patto ,

contro il comandamento.

 

26 OTTOBRE 1990

Maria Giovanna



DONNA  SOLA

 

Passato il tempo in cui

la voglia di vederti nuda,

palpitante e sensuale,

scoprivi la sua sensualità.

Il come, il perché tanto attesi.

Le risposte ora facili e belle,

ora difficili e deludenti,

a volte squallide o esaltanti,

stratificano nell’io profondo,

fino al momento in cui

sai, finalmente, di amare davvero.

 

La rivelazione che tutto è diverso,

è tanto diverso,

cambia, si moltiplica ogni giorno,

allarga il cuore in una immensità,

che ti fa scoppiare,

ti fa rigonfia e leggera,

confusa e consapevole.

 

Il desiderio che continui,

ti fa temere il futuro.

La morte fisica o dei sentimenti,

a volte, spezza questi legami.

 

Quando ciò accade,

una parte del mondo

viene divisa.

Ciò che rimane sulla terra

attende solo

di poter raggiungere

l’altra metà, ovunque sia.

 

Tu donna sola rimani……

e la malinconia dell’esperienza

ti riporta all’antica curiosità.

 

SETTEMBRE 1990

Maria Giovanna



M O N T I

 

Monti! Monumenti di storiche evoluzioni,

spaccati geologici,

testimonianze di eventi terribili

e lente mutazioni.

 

Uomo, guarda e muta:

le tue valli, i tuoi monti,

le tue prigioni,

liberati da esse !

Spingiti verso il cielo.

21 agosto 1999

 

Maria Giovanna Abruzzo



Il sacrificio di Sara.

 

Sara guarda fuori dal finestrino dell’autobus che percorre gli ultimi spazi, che la conducono velocemente verso un destino, nel quale, proprio, non vorrebbe trovarsi.

Accanto a lei la suocera, Angela, cerca di confortarla; anche se è proprio lei che ha suggerito quella soluzione. Sara, proprio, non vuole quella esperienza. Il suo cuore è distrutto, l’anima devastata. La fermata arriva e il cuore impazzisce, Sara stringe il braccio di Angela, continua a sussurrare: – Andiamo via, paghiamo ugualmente il medico. Dai non fa niente, troverò il modo, anche se tuo figlio vuole questa terribile cosa. Adesso, ma quando arriverà questo bambino sarà contento. Vedrai! Torniamo indietro.-

Intanto, però i passi proseguono verso quel calvario, che lei considera assassino.

Il locale è grigio.

Si sentono i movimenti degli attrezzi e il medico che continua a tacitare la paziente di turno.

Sara ricorda la conversazione avuta col marito, lei gli aveva chiesto di tenere quella creatura che stava per assassinare. Lui le aveva risposto che c’erano ancora tante cose da pagare e che avevano appena avuto un bambino, in primavera e, se sua madre non voleva allevare la nuova creatura…nidi non ce n’erano e proprio non si sapeva come fare.

Bisognava essere ragionevoli e fare la cosa giusta.

Ma lei proprio non riusciva a capire come poteva essere una cosa giusta, togliere dal suo grembo quella creatura che ancora non aveva una fisionomia e un genere.

Ancora sussurrò alla suocera: -Andiamo via!- Intanto restava inchiodata accanto a lei, senza una propria volontà di agire per il meglio, per sé stessa. Quindi viene chiamata e l’infermiera le dice: -facciamo la puntura. – Ma la puntura non viene fatta e poi si trova a sentire il cucchiaino che toglie la sua creatura dal suo ventre. Ai suoi gemiti, il medico risponde con degli schiaffi alle gambe, uniti all’esortazione di stare zitta. Infatti a quell’epoca la pratica dell’aborto non era permessa.

Fu questo il primo tradimento che commise, verso sé stessa.

Il giorno dopo era a letto in casa dei suoceri e Angela le aveva comprato una rivista da leggere, per distrarla. Sara l’aprì e l’articolo, a grandi caratteri. sotto la foto di un sacerdote, (con la tonaca, i preti allora dovevano portare quell’abito sempre), era intitolato: l’aborto è un assassinio.

Sara scoppiò in pianto e non ci fu modo di consolarla.

 

Questo evento fu l’inizio della fine di quella unione matrimoniale da lei subita, come quasi tutti gli eventi della sua vita, vissuta fino a quel momento.

Lei non lo sapeva ancora, ma era così.

 

Marzo 2018

Maria Giovanna Abruzzo


 

L’ULTIMA VALIGIA di Maria Giovanna Abruzzo.

 

In un Bar il locale è poco illuminato.  Entra una signora molto elegante, occupa un tavolino d’angolo. La sua mente sta elucubrando una specie di ripasso di quello che dovrà raccontare alle nipoti, ormai adulte,  di parte della vita del bisnonno, suo padre.

“Una valigia malconcia: la mia eredità paterna; riflette lo stato in cui è vissuto l’uomo che mi ha generato; sciupata all’esterno, come il suo fisico, logorato dalle contraddizioni e dai conflitti; misera al suo interno, come le sue capacità di realizzazione personale. Poche cose vecchie ma, pulite. Quando l’ho aperta ho abbracciato un asciugamano grande, a disegni verdi.  Come fosse lui. Se n’è andato in silenzio, vietandomi, per sempre un possibile riavvicinamento. In una tasca della valigia, un disco quarantacinque giri, ricorda la sua storia. Il sogno per cui ha sacrificato ogni cosa, ogni affetto e, in fine, anche la vita stessa. Nell’infrangersi di esso, ha perduto salute e desiderio di riscatto.

-Quando riceverai questa mia, io sarò già lontano-. Con questa frase iniziava la sua ultima lettera. Era il 1953 e lui emigrava in Brasile. Nella sua valigia, poche cose, fotografie e tanti sogni di successo. Aveva pensato che, unendo le sue capacità alla briosità della musica brasiliana, avrebbe potuto avere qualche risultato.

La sua lettera mi era arrivata in collegio, dove io ero stata condotta da lui, sulla sua moto; un tragitto lunghissimo, da Milano a un paesino, nel bergamasco. La prima sera, in convitto, era stata dura, per il distacco dalla famiglia.  Quando ero stata in Colonia al mare o in montagna, in inverno, sapevo che, sarei tornata a casa. Il collegio era per tutto l’anno scolastico. E poi, a casa, ma quale casa? Non ce l’avevamo più, una casa. Un giorno erano venute delle persone a portare via tutto. Avevano lasciato solo: un tavolo, quattro sedie, due reti del letto e due valige, con pochi effetti personali. La mamma piangendo, era scappata dai nonni, che abitavano vicino a noi. Io e mio fratello eravamo rimasti col papà. Cercava di farci ridere, senza riuscirci. Non avevamo ben capito cosa stava accadendo, era certo, però, che qualcosa non andava per il verso giusto. Assistemmo all’ennesimo litigio, quando papà cercò di far tornare a casa la mamma, ma lei era stata irremovibile.  Pare che papà, non avesse pagato gli affitti, senza mai avvisarla. E così: mamma stava dai nonni, noi due in collegio e papà … in Brasile.

Mi domandavo perché in Brasile? A New York erano emigrati, prima dell’ultima guerra, suo fratello maggiore: Nenè e la sorella Leonardina, sposata a un emigrante. La zia poi era morta, aveva avuto una figlia: Lilla che venne a trovarci a Milano, appena finita la guerra. Portò due valigie, piene di prodotti alimentari e vestiti, tra i quali un gilet di cavallino, per me.

A New York, papà avrebbe potuto essere aiutato, di più. Forse non sarebbe più tornato. Anzi, magari saremmo partiti noi, adesso sarei Americana e avrei come Presidente Obama, il primo di colore. Pensa la vita!

Invece scelse il Brasile. Probabilmente, perché aveva conosciuto una cantante Carioca a Milano. Sperava avrebbe inciso una sua canzone. Infatti, tornò in Italia, dopo cinque anni, con due valigie piene di dischi. Tutti i guadagni di quegli anni, li aveva spesi in quel progetto. Andò a inserirli, uno per uno, in tutti i Jukebox di Milano. Ovviamente non ebbe successo.

– O Francischiello Pepè nelle tue tasche che c’è …- La storia di uno squattrinato, ricco d’illusioni e sogni, una specie di auto- biografia. Una falsa allegria musicale strideva con la realtà, ormai conclusa. Il suo destino, segnato sin dalla prima infanzia:  la perdita della mamma; gli esodi, dal sud al nord d’Italia, con i suoi fratelli; i sogni e le illusioni, ogni volta stipati nelle valige, sempre più logore. Fino a quest’ultima: la mia eredità.

La sua ultima lettera, perduta nei mille traslochi, tracciava una netta divisione, tra i miei undici anni d’età e il futuro, che percepivo incerto, precario e soprattutto privo del calore della famiglia. Il resto lo racconterò al prossimo incontro”.

Entrano nel locale due ragazze bellissime, alte e sottili, un sorriso dolcissimo,  pensano :“Eccola lì la nostra nonnina, chissà cosa avrà da raccontarci oggi! È sempre una novità e ogni volta che la incontriamo, per queste chiacchierate. Ci aiutano a  capire certi lati del nostro carattere”. – Ciao nonna! Cosa ordiniamo?-

 

Pubblicato in forma ridotta sul libro Facebook Caffè -scritto nel gennaio del 2010