Eroi (Nassirya)
Imponente il tricolore s’erge di storia e libertà,
che le masse stoglie da rabbia e scalpore
a cantar l’amato inno per i prodi eroi.
Marmorei i volti paiono di un’aureola luce,
che gli sguardi svela da odio e amarezza
a onorar gli inermi corpi dei straziati eroi.
Limpido l’ideale aleggia di spirito di patria,
che gli animi scuote da nubi ed incertezze
a idear prose dal cor per i tenaci eroi.
Irreale il sacrifico pare di nobile altruismo,
che i posteri esorta da avari progetti
a innalzar sacelli per gli immolati eroi.
L’eterna gloria arde di coraggio e stil di vita,
che le menti accende dall’apatia
a ricalcar le immani gesta degli immortali eroi.
Il Cammino …. con il cuore
Guardo le stelle,
mi sembrano tante sorelle,
sono cosi vicine,
che di ognuna sento il calore,
il sibilo di un treno rompe il silenzio,
ed il suono del mio passo cadenzato,
mi riporta ai problemi nel mondo,
i girasoli dormono coccolati dalla luna,
il bastone è l’unico compagno,
il buio si infittisce sotto grandi alberi,
ammiro la volta celeste,
e mi sento piccolo e seguito,
la mia ombra sull’asfalto
è il segnale della luna,
il silenzio mi invita a pregare,
mentre vengo attraversato da lampi caldi
avverto lontano il profilo di un pellegrino,
che indica il cammino.
Ma sto sognando?
In un brivido penso,
chi sono io, in questo quadro perfetto?
La stella polare intensa,
dice che l’alba è ancora lontana,
“olà, buen camino”
e proseguo nel passo,
solo ora mi accorgo dello zaino,
ormai è parte di me,
un’aurea luce indica,
che sboccerà presto il sole.
La notte rompe gli indugi e cambia,
anche la natura si sveglia,
aspettano tutti l’allegria del sole,
il suono del mio passo non cambia,
desideroso di arrivare alla meta.
Se questo è il cammino,
e questo è il cammino,
esorto le menti dal torpore.
Seguendo la linea della strada
l’ombra dell’alba prende forma,
il sole deciso accende i colori,
la notte umile fa posto al giorno.
Notte amica non te ne andare
ancora un attimo, per dirti grazie,
per le mille emozioni.
Colgo
Colgo
nel soffiare del vento
le tue tenere carezze,
manto di tepore avvolgente.
Nello sguardo delle donne
la tua radiosa bellezza,
linfa fatale all’amore.
Nella luce del giorno
i tuoi profondi sospiri,
sogno di mille follie.
Nel calare del sole
il tuo intenso pensiero,
scrigno di pregevoli segreti.
Colgo
nel dolce tuo essere
l’immenso che mi avvolge
e il desiderio di te
mi colma l’animo
e nulla colgo più.
Clochard
Coraggio ed ali, come pochi,
per volare nella notte.
Valori ostili non più tuoi,
utopia di un altrove migliore.
Clochard, il tuo vuoto
suscita incognita e perplessità,
fuggito, rifiutato, da chi?
Solo nelle lunghe notti
avvinghiato a giacigli spogli,
la compagna solitudine ti sostiene
in profondi silenzi e lontani ricordi
e nell’avverso sguardo delle genti,
utopici intenti fan cadere spiccioli,
per sanare la coscienza loro.
Clochard, maestro di padroni in vezzi,
se nel terreno viaggio
ognuno provasse il campare tuo, come
meditare su torti fatti,
abbandonare l’aureo lucente,
stimare il poco per resistere al tanto,
capirebbe senso e peso
del camminare comune.
Clochard, solo, senza
meta né domani,
casa né ristoro,
famiglia né affetti,
ma con l’aria che cercavi, libera,
che ti culla in silenzio.
Coronavirus “La Consapevolezza”
Pandemia!!
Opera dell’umana superbia?
I limiti dell’uomo,
la sua scienza imperfetta,
ritorna in trappole.
È la storia della sua esistenza,
dagli albori della civiltà,
l’uomo conquista, scopre, inventa,
ma poi distrugge, inquina, uccide.
La consapevolezza,
che la terra ci ospita,
si dona con le sue regole,
emerge ora,
la dura realtà è terrificante,
l’inaspettato ci ha colpito,
un clima tenebroso è calato sul mondo,
una guerra batteriologica,
semina morte e sofferenza,
infrange potenze e ricchezze,
stiamo capendo gli errori?
Ce lo ricorderemo?
Ricadenzare la vita,
rafforzare i legami,
grande forza e senso civico,
è l’antidoto per combattere,
questo male globale.
Coronavirus “La Riscossa”
Audacia!!
Lesto è il tempo e costa vite,
l’umanità nelle mani,
di maestri eruditi,
per debellare il male,
l’istinto primordiale,
esige la riscossa,
riprendiamoci la vita,
la libertà, l’amore, gli abbracci,
è la voce dell’Italia, del mondo.
Destatevi masse,
una nuova luce e nuovi colori,
ci attendono all’orizzonte,
il virus è oggi, la vita è il domani.
La pandemia imperversa,
la scia di dolore,
è il prezzo da pagare,
la penosa certezza,
si avverte nelle genti,
pervasi da un ideale.
Nelle menti la forza, urla,
“prevarremo”,
per ritornare sui passi già dati,
con l’austerità di questi giorni.
Non è solo fantasia
Non è solo fantasia
E’ spunto, intento, è frenesia
di incidere momenti.
E’ librarsi nell’aria, correre nel buio,
è immaginare gli abissi, le sue creature
e dello spazio il suo immenso.
E’ fervore, spinta, è desiderio
di radiare versi.
E’ cavalcare le onde, sfiorare le vette,
è contemplare il tempo, il suo infinito
e dell’animo i suoi segreti.
E’ scrutare, comprendere, è accettare
di dividere spazi.
E’ sostenere gli inermi, lodare gli audaci,
è cancellare i rancori, le sue liti
e della vendetta la sua condanna.
E’ protesta, rabbia, è voglia
di seminare pace.
E’ illuminare menti, soffiare via dubbi,
è placare le guerre, i suoi dissidi
e del potere, la sua fame.
Non è solo fantasia
Crepuscolo
Gli ultimi bagliori si posano
su tenui colori al tramonto,
l’oscurità avanza
tra le dune di sabbia
e invade il celo,
laggiù flebili luci
tracciano una scia,
la luna velata riflette
storie di vita altrove.
Lunga notte,
avvolta dal buio,
sulla soglia dell’alba ti aspetta il giorno.
Il cerimoniere
Custode di regole,
fautore di stile,
deciso nell’abito scuro perfetto,
lo distingue la classe,
il buon senso, l’equilibrio,
è sempre gentile e sorridente,
ha un ordine razionale,
fatto di classi e categorie,
A2, B4, D12, solo alcune.
Le cerimonie sono il suo forte,
ripassa vanitoso l’ultima:
un’autorità inattesa, “no problem”,
“un riservato!”, era già previsto.
L’apoteosi sa, è l’inizio,
tutti in piedi, entra l’autorità attesa,
uno sguardo alla platea colma,
il DPCM si anima.
Soddisfatto, non gioisce,
la prossima sa, è un altro esame.
Paure e culture
Nella mia città
eterna è l’aria che respiro,
graffiti si alternano
a frammenti di storia,
un’invasione, lenta, si compie,
di culture etniche.
Invasori infidi e malvagi
negati dalla globalizzazione
accolti come fratelli
fan versare lacrime a mamme e santi.
La mia gente ostenta i suoi riti,
quando la paura tortura
è forte la voglia di vivere il tempo che fu,
quando tranquillo tra la mia gente
fissavo l’arcobaleno svanire.