CLEMENTINE

Sono qui, davanti al pam pam come lo chiama lei, la mia piccola Clementine,

 

ragazzina curiosa e vivace pur essendo senza madre, voi vi chiederete , come senza madre? Ce l’avrà pur una madre? Invece no! La trovai così, in un giorno di ordinaria follia ,che mi trascinava via dalle fiamme, che bruciacchiavano la mia pelle a causa di quella solita bottiglia di whisky.

 

Tra l’odore di maiale bruciato e alcool sentii quell’odore di angelo, si un odore mai sentito ma che dà quella speranza di vita che si crede oramai svanita, non so da dove arrivava , non gli lo chiesi,non mi importava.

 

Sono le 7, giovedì mattina, mi svegliai su quella lurida poltrona ottima dimora per gli scarafaggi, con l’ennesima bottiglia vuota, la pelle che ancora mi bruciava e la testa che scoppiava.

 

nella nebbia del dopo sbornia vidi lei, su quella vecchia sedia che dondola le gambe e con voce  soave mi dice “Ehi ho fame!!” ed io girandomi dall’altra parte, senza dare peso alle sue parole  gli risposi “Vai in cucina ci deve essere del whisky nella dispensa” . Lei si alzò e  poco dopo tornò con un panino; mentre io mi ero già pisciato nei pantaloni, che per ora era l’unica cosa di caldo che mi dava conforto, mi misi di nuovo a consumare la  sbornia nel mio sonno.

 

Aprii gli  occhi 3 giorni dopo stranamente sobrio, l’odore di nuovo che mi puzzava sotto al naso, affianco a me una donna vestita in rosso con un rasoio in mano, balzai dal letto e lei con un sorriso spavaldo posò il rasoio e disse “Ti preparo qualcosa da mangiare”. Mentre se ne andava dalla stanza mi cadde l’occhio sul suo culo così bello da far invidia a una modella o una puttana da night di lusso, poi vidi uno specchio che rifletteva l’immagine di un uomo che non riconoscevo, ero io, lavato e sbarbato. Chi aveva fatto tutto questo? Mi alzai e sniffando l’aria come un randagio, andai dietro a quel profumo che sembrava lo stesso che aveva quella mocciosa, infatti appena girai lusco la vidi con un piatto in mano e due uova che ancora friggevano, gli dissi “dove è  quella donna?!” le mi guardò e mi rispose “Dovresti mangiar qualcosa, ti devi rimettere”. Presi quel piatto, tornai nella stanza e mi sedetti sul letto, mangiai quelle uova a grandi bocconi dato che la fame o la mancanza di alcool mi stringeva lo stomaco in una morsa.

 

Finito di mangiare andai per posare il piatto sul comodino e vidi la mia mano che tremava come se avesse vita propria, non feci in tempo ad appoggiarlo che vomitai anche l’anima nel vero senso della parola sempre che l’anima, sia fatta di vomito e sangue. Poi di nuovo quella donna, che mi poso una mano dietro la testa e un fazzoletto davanti alla bocca, un brivido percorse la mia schiena e il mio cuore fece un battito mai sentito, sdraiandomi sul letto mi disse “vado a farmi una doccia ,tu riposa” ; incuriosito andai verso il bagno, asciugandomi con la manica della camicia il vomito rimasto sul mento, mi avvicinai alla  porta che era socchiusa . Dentro , lei nuda che si lavava, quelle gocce golose di acqua scivolavano felici sulla sua pelle ed io che non pensavo ad altro di come poter usare quella mano tremolante, il mio sguardo passò dal suo essere femmina ai sui occhi.

 

Vidi che mi fissava senza dirmi nulla ma con un sorriso che si faceva capire.

 

Scappai, non so perché ,ma scappai di nuovo nella mia stanza e lì c’era lei, la mocciosa che mi disse.” Ehi che hai visto un fantasma!” con un mezzo sorriso gli dissi:” Che ci fai qui ?chi sei ? come ti chiami ?” e lei quasi impaurita dal mio tono scuro rispose.” Clementine” gli dissi :”Non credo che tua madre sia contenta che tu stia qui con uno come me.” Si alzò e a testa china uscì dalla stanza lasciando quel solito odore di cui ero follemente innamorato.  Picchiando i pugni sulla mia testa mi dissi ,che mi sta succedendo ? sto impazzendo? ho bisogno di alcool. Mi precipitai come un cane in calore verso la cucina a cercare anche un solo dito di whisky ma li c’era lei seduta sul tavolo con quel vestito rosso così bella da farmi quasi cedere le gambe; disse qualcosa ma non sentii, vidi solo muovere le sue labbra e in un attimo mi trovai sdraiato sul tavolo con lei che faceva danzare il suo corpo sul mio. Non stavamo scopando no , stavamo facendo l’amore e alla fine di quei dieci minuti, perché non durai di più, rimase adagiata sul mio corpo e mentre io annusavo il suo odore mi sussurrò all’orecchio “ E’ dell’amore che ti devi nutrire e tutto passerà, dimentica il resto.” Non capii cosa voleva dire con quelle parole ma mentre ci pensavo, senza che me ne accorsi, lei se ne era già andata. La cominciai a cercare come cercavo la bottiglia fino a che non vidi uscire Clementine dalla camera . Scuotendola gridai, “ dov’è quella donna?” Clementine terrorizzata non rispose allora tornai a cercare ,ma non lei, la bottiglia. Aprii la credenza e la trovai li , messa nella stessa posizione di come era a casa mia. Pensai dentro di me, eccoti qui vecchia mia, di nuovo insieme. Appoggiai le mie labbra su di lei e che ci credito o no, per un attimo ho riprovato quell’emozione d’ amore e risentito quell’odore , quel fottutissimo odore di cui ero innamorato ma al quinto sorso , senza prendere fiato, svenni e caddi a terra . Mi ripresi poco dopo ma non ero in quella casa, ero di nuovo lì, tra le fiamme e c’era lei, la donna in rosso che guardandomi delusa disse.” hai avuto una seconda possibilità , ricordi? E’ dell’amore che ti devi nutrire e tutto passerà. Io ti ho dimostrato la capacità di poter dimenticare se avessi saputo amare “. Clementine, la fragilità di un uomo in tentazione. Tu hai fatto la tua scelta. E appena battei gli occhi lei sparì e vidi Clementine allontanandosi tra le fiamme che mi stavano uccidendo, cresceva e diventava la donna in rosso, ma io purtroppo ho scelto l’amore della bottiglia due volte , perdendo l’amore della vita.

Ora sono qui che guardo la mia carcassa bruciare tra le fiamme consapevole di quanto si fragile l’uomo davanti all’amore.

GRAZIE CLEMENTINE