Ineffabile
Solo un attimo
eterno
mi è bastato per esplorare
il noumeno celato nel tuo sguardo.
Montagne altissime sconfinati mari
onde di smeraldo cime innevate
racchiusi in un elegante
battito di ciglia.
Le labbra dell’anima mia
gelosamente tacciono
la luce che
pura e rarefatta
gli occhi non possono osservare.
Mi hai resa schiava
di una carezza invisibile
che più rincorro bramosa
e più mi spoglia
di fronte al tuo sorriso.
La forza di un solo
fresco
battito di ciglia
ha smaterializzato
pilastri
di ideali certezze
in cui mi rifugiavo
fouri da una realtà rifiutata,
mi ha immersa nella vita
che non avevo mai vissuta.
Eterna primavera
Sussurrano i tuoi occhi
ancora
una discreta melodia
all’orecchio
dell’ anima mia.
Sei così vicino
e così difficile da afferrare.
Forse è colpa dell’abitudine
che chiama realtà
solo ciò che puoi toccare.
Eppure
tu ci sei,
sei vita che prepotente
sboccia
da ogni singolo e puro
raggio di sole.
Ti trovo in ogni angolo
di tranquilla solitudine,
di felicità
di assorta mestizia.
Prendimi allora per mano,
come solevi fare
quando io correvo tuffandomi
tra mille sorrisi e sogni
nei giardini infiniti
dei tuoi parchi silenzi.
Molte mani
ancora raccolgono con cura
ciò che tu avevi seminato.
Immortale
non significa per sempre
respirare,
ma dare una sola
ragione in più per farlo.
Spartito d’ Amore
Se fosse facile dirsi Addio
dopo un lungo respiro d’amore,
dopo irraggiungibili infiniti
di quelli che parlano
il linguaggio deII’anima,
di quelli che muoiono
prima ancora di poter sfiorare le labbra.
Se fosse possibile dimenticarti,
non cancellerei
i sollazzi
e le gioie,
nè i tagli affilati
della lama carezzevole
con cui entrambi,
inconsapevolmente,
in un limbo oscillante
tra rabbia e rimorso,
facevamo urlare i nostri spiriti,
dentro la gabbia di desideri disillusi
eppur sempre alimentati,
che noi stessi avevamo costruito.
Se fosse semplice mostrarti adesso
il Mio abisso
nel quale tu imparasti a nuotare
e nascondesti ridenti zaffiri
e tanti tremanti vasi di Pandora,
tu non lo riconosceresti
vestito di una triste quiete,
di una malinconia
che le acque preserva limpide.
FIORE DEL CIELO
Non riconosce la purezza degli occhi tuoi
Quell’inchiostro che si stende loro dinnanzi;
cos’è questo oblio?
Tu, fortunato, puoi fuggire
Tu, curioso, vuoi invece toccare
Con mano questa insana follia
Che si prolifera
Come olio nel mare ormai silenzioso,
perché morto.
Hai spiegato le ali verso un mondo
Che non ti appartiene più.
E adesso vattene,
non troverai su quello scoglio
il sapore di sale,
solo vuoto dolore.
Urlano i venti ,
puoi ascoltare il loro pianto?
Accarezza le onde malate,
e graffia
con impotente vigore
la grigia tomba della terra.
Scappa,
finché ti è possibile,
raggiungi gli alberi e l’erba vergine
di un luogo dove c’è ancora luce.
Vola,
guarda dritto avanti a te,
non deviar più il cammino.
La malsana bramosia
il senno degli uomini,
la malata ambizione
l’intelletto rende schiavo.
Progresso
In un processo irreversibile,
si costruisce intanto
le ali a cui affidare l’ascesa
verso l’infinito.
La loro grandezza
Li rende piccoli ed insensati.
La tua semplicità
Sorride e stride in questo fumo.
Ciò che rimane è vetro
tanto duro quanto fragile,
di un mondo che
non riesce più
nemmeno a gridare.
…Questa poesia intende far emergere l’urgere di una realtà che ci è sempre sotto gli occhi, ma che spesso non vogliamo affrontare. Le ali di un gabbiano, vittima, come la natura tutta, dei capricci umani, fungono da strumento per acquisire questa amara consapevolezza, per analizzare sotto una prospettiva più sensibile la situazione in cui ogni essere vivente inesorabilmente versa.