Orizzonti diversi

Caddero
le stelle nel mare,

caddero le
notti solitarie nel cuore;
tu festosa,
tra il falò,
le palme
aperte alla volta notturna,
e le piante
di cocco,cantavi,
e senza
saperlo,
rinchiudevi
nei tuoi occhi,
la mia
malinconia più dura,
che di
giorno, poi,
mi
rivestiva gli occhi
di azzurro
smaltato e smeraldo.
Dicevi che
il mar di Sulu è bello,
ma l’oceano
aperto, lo è ancor di più;
Lì tra gli
uccelli e i rapidi appelli, mi salutasti:
avevi fiori
d’oro lungo i tuoi neri capelli;
e nella
brezza marina,
come un
ricordo antico al chiaro di luna,
trattenevi
con gentilezza di canto,
tutta la
mia gioventù.
Poi caddero
lente le voci,
tra il
primo dono di sole,
e il
dischiudersi di onde,
come petali
di celadin,
lungo i
tuoi occhi di sconosciuti rimpianti

Palawan
– Philippines – Dicembre 2014 .


Notturno

Notturno,

tutto tace, tutto
profuma di te. Ti vedo li, seduta sul dondolo che dormi, tutto si è fermato per
farti sognare tranquilla. Notturno, che di stelle la sera colora, due anime
avvolte all’unisono nel tempo in cui siamo, tutto è silenzio, nulla si muove,
solo leggeri sguardi volano nel vento. Siamo aria nascosta tra le labbra, baci
strisciati tra i sentieri del cuore, labirinti di riflessi tra i passi di due
maschere, corpi che si raccontano tra il sapore della pelle, fiori nascosti,
tra il buio e gli stormi. Siamo soli , sottomessi in un gioco di silenzi,

e ci allontaniamo
nell ‘attesa che trasudi sulla nostra pelle un fresco sapore di pioggia,
bevendo la stessa luce ,che flebile, scende dalla luna accennato chiarore,
mentre tacciono gli sguardi. Notturno in mezzo a noi, sottovoce crolla la
notte, tutto è silenzio

e tutto tace.


Preghiera

Inginocchiato, madre, su questo calvario aggrovigliato di fiori,
di tante giornate, ora più che mai, ogni pensiero giocoso s’arrende
davanti a questa pazienza devota in una terra umida di pianto.
Più nulla potrà mai rendere gioioso il mio canto che inebriava
le sere festose come fossero sangue di vita,
quel liberarsi di immagini che ad ogni sbalzo d’umore rendevano
i sorrisi più aperti, spensierati, talvolta feroci per il troppo ardire.
Ma ora, in questo giorno di piegata giovinezza,
si fa sempre più atroce questo profumato silenzio
tra i gradini di lumini accesi dove ancora colano lacrime sporche di cera,
ed i volti che si ricordano, a me sembrano, svanire pian piano,
come dalla fiamma cola lenta la cera; nel cuore
scende sanguinosa la sera, e ciò che prima tutto illuminava,
ora negli occhi, lentamente s’oscura .

Torino – Gran Madre 1 Settembre 1996