Prefazione del libro “ la leggenda dell’albero di luna” racconto fantasy-ecologico, Edito da Feltrinelli nel 2011 di Paola Rossi

Quando gli uomini erano in sintonia con la Natura alcuni di loro diventati Saggi, si trasformarono
in alberi per aiutare altri uomini a superare l’inverno.
Si alzavano alti in cielo ed ascoltavano il Vento.
Ad ogni solstizio di primavera tornavano ad essere uomini per non scordare le loro radici. Esseri saggi,
guide spirituali per altri uomini sempre meno disposti ad ascoltare.
Così gli uomini secolari migrarono in luoghi lontani aspettando anime pure.
La supremazia dell’uomo sulla Natura, l’invidia per la Conoscenza faceva si che il loro sacrificio
li rendesse così diversi da essere dimenticati.
Gli ultimi Uomini Saggi decisero di rimanere alberi secolari fino all’estremo sacrificio, seminando la
loro sapienza sulla Terra in una notte magica.
Gli alberi secolari tendono ancora le loro fronde al cielo per chiedere aiuto al Vento, per portare i loro
ricordi lontano.
Ascolta ciò che il Tempo racconta sotto le foglie di un grande albero, in una notte di luna piena.
Raccogli il messaggio. Portalo lontano, oltre la ragione umana dell’ipocrisia e del potere.
Raccontalo ad un bambino oppure tienilo per te. Rientrerai nella ristretta cerchia dei pazzi innamorati
della natura.
Prima che il Tempo ingiallisca le loro foglie.


L’identità di annA

Marianna,  per mamma e papà Maria.

Lei, figlia senza difetti e con pochi pregi era molto amata da tutti, per gli intimi Mari era il riferimento senza condizione di tempo.

Maria quella mattina si era alzata, aveva fatto colazione mentre sua madre la guardava con un’aria strana. “ Hai qualcosa in testa?” no, non aveva fatto nulla ai suoi lunghi capelli corvini . “ Hai gli occhi gonfi? Stai bene?”

Si stava bene, aveva anche più fame del solito. Andò a vestirsi ma stranamente non trovò nulla di adatto, troppo corto, troppo lungo, troppo stretto, tutto troppo.

Indossò una gonna di jeans ed una maglia verde con un colletto laterale e si guardò allo specchio. Un urlo nacque negli occhi diventati molto grandi, i capelli corti e spettinati cadevano senza forma. Marianna non riusciva a guidare  la sua paura. Buio. Maria aprì gli occhi scuri e sorrise sospesa tra verità e fantasia.

Per qualche giorno tutto fu normale ma una domenica mattina l’incubo ebbe inizio.

Sul cuscino una lunga chioma nera lasciava intuire l’inizio di una commedia.

In casa c’era la longilinea ragazza dai lunghi capelli corvini ma nella stanza Maria aveva conosciuto Anna. C’era molta paura, quando Anna faceva la sua comparsa Maria doveva tenerla a bada. Una nuova volontà che non voleva più tacere si faceva vedere fisicamente sul suo corpo anche se Mari e Maria non la volevano. Con il passare del tempo Anna faceva capolino quando era sera, sotto il frastuono e le luci dalle discoteca.

Marianna non era più una unità distinta, difetti e pregi avevano preso il volto di chi non riusciva a prevalere. Maria non riusciva più a capire quale parte volesse tenere e quale buttare, era confusa ed anche all’università il disagio cominciava ad evidenziarsi.

A soli 7 chilometri dalla sua stanza Marianna viveva il suo incubo in modo totale, sia Maria che Mari che Anna sapevano impegnarsi per non perdere le lezioni.

Mari sapeva ridere e sdrammatizzare, Maria prendeva appunti mentre Anna memorizzava; tutte e tre vivevano in accordo tra loro tanto da creare una competizione di vita ordinata con turni di presenza.

Anna divenne più discreta, non certo per gentilezza ma per pura sopravvivenza. In amore Maria era dolce e passionale, Anna più diretta, Mari era troppo amica per potersi donare.

Nessuno si accorgeva di tutto questo, le sue amiche vedevano la Mari di sempre forse un po’ pensierosa, i suoi genitori affermavano che studiava troppo mentre i professori scoprivano una persona molto determinata.

I ragazzi avevano opinioni discordanti ed il giudizio che si fecero fu di una ragazza un po’ viziata ma simpatica.

Sua madre un giorno la guardò meglio e pensò ad un esaurimento nervoso. Anna allora prese il sopravvento  e sputò con violenza tutto quello che pensava mentre Maria cercava di farla tacere; le sue amiche trovarono in Mari un muro alto e  lasciarono le dovute distanze senza rendersi più disponibili. Mari fu messa a tacere mentre Anna voleva uscire e diventare una persona ma Maria – forse per troppa educazione – voleva avere un comportamento sempre adeguato.

Marianna tagliò i capelli e cambiò totalmente il modo di vestire, Anna stava tirando i fili per una nuova identità. Maria, creatura dolce e taciturna si lasciò trasportare dalla corrente verso una cascata che le avrebbe di lì a poco tolto il fiato:  consapevole di non avere armi per combattere. La purezza non ha malizia.

Anna si esprimeva al meglio delle sue possibilità, la personalità vivace, istintiva e generosa, non essendo abituata a valutare i propri gesti presto ebbe amare sorprese che la colpirono nell’inconscio.

Un terremoto scosse la mente di Marianna, cioè di Anna. Anna che non trovava più nessuno per confrontarsi. Imparò a prendere tempo per  camminare con le sue gambe.

In casa, fuori ed all’università era Anna, Maria era fisicamente e mentalmente sparita, troppo debole o forse educata ad obbedire a volontà più grandi di lei.

Mari era scossa dal vento come in una barca in mezzo al mare e decise di vivere. La lotta fu lunga ma finalmente trovò un’ isola proprio dove la paura era andata via e lì si fermò. Visse mendicando esperienze e se ne nutrì fino a quando riuscì a guardarsi nello specchio.

Anna allora vide per la prima volta annA ed urlò tutto il terrore per avere ritrovato la forza della ragione oltre l’oblio.

Cercò di non guardarsi nello specchio, di mascherare la sua faccia , dimenticare l’altra parte di sé per vivere come avrebbe fatto Anna senza cercare altro dolore.

Finita la lezione di storia il professore le chiese di firmare il foglio presenza per avere l’incentivo sul voto di esame, Marianna era indecisa. Scrisse AnnA, distrattamente come se quello fosse il vero volto di quella ragazza così complessa che non aveva nome.

Tutto procedeva come sempre, mariAnna era soddisfatta del suo vivere anche se Anna si faceva vedere al crepuscolo per commentare la giornata, a volte uscivano insieme, un caffè – doppio- consumato al bar e poi a casa.

Mari viveva ancora nella memoria di annA, c’era malinconia per tutti i momenti passati insieme, all’ombra di Anna si disegnava un ricordo pericoloso. Allo specchio quella sera annA raccontò ad Anna di Mari, della sua avventura per riuscire a sopravvivere, di come la sua volontà si era formata all’ombra delle sue esperienze ed Anna ne ebbe pietà.

annA visse anche per Mari, dolce Mari, raccontando di una persona speciale che ha dovuto cambiare per vivere proprio come lei, tenace e forte Anna.

Una sera davanti allo specchio annA diede un messaggio ad Anna dove c’era scritto semplicemente “grazie” firmato mari-annA.

Una lacrima scese sulle sue gote ambrate, il biglietto stretto nelle mani, lo sguardo perso in un vetro ormai spento, annA al suo posto contenta, Anna lontana e felice per avere vissuto e lottato.

Spente le luci anche annA sarebbe partita, con una valigia bianca e blu per motivi di studio: in fondo anche lei era la sola a decidere come vivere.

Paola Rossi