IL MIO TEMPO

Mi piaceva camminare in quei giorni
per i campi sul far dell’imbrunire …
Avvolto nel tepore di comodi panni indossati
pestavo le ingiallite foglie cadute
e al secco rumore dei miei passi sicuri
facevan eco le gocce cadenti dei rami.
Non avevo pensieri di peso e andavo
– come verso l’ignoto – nella nebbia assediante,
seguendo ora un fosso e ora un tratturo.

Il desolato campo di terra, smossa dal vomere,
lo scorrer monotono d’acqua del rivo,
la natura chiusa nel sonno al freddo incalzante,
mi davan modo di gioire nei giorni che furono.

Io amavo quel senso di solitudine mia, l’amavo
nella leggerezza librata dell’animo quieto
ove tenevo la famiglia composta e unita.
Ancora ritorno, colà, a passeggiare
negli anfratti del mio tempo in corsa.
Il campo è lo stesso, la nebbia è uguale,
ma più non sento quell’acre, ma buono, odore
di stoppie bruciate, non ho più la pace …
Mi resta solo il ricordo di quell’odore …
Sapeva di gioventù.


ODIO IL ROSSO SANGUE CHE VITA CI DÁ
SE LO STESSO ROSSO SANGUE VITA NON DÁ …

Avevo già fatto molti pregetti,
avevo vergato buone speranze
com’è giusto a molte usanze,
feci scongiuri e … male stetti.

Un bocciolo al freddo avvizzisce
come un frutto colto immaturo,
ecco il mio sogno … pareva sicuro …
oggi, senza più seguito, esso sparisce.

Sono un ibrido, un essere povero, insicuro,
e non so dare al mio Amore
uno scopo vivo, così … un dolore
più grande sarà il suo abiuro.

La creatura, che a mente è sorta,
– senza strillo e senza vigore –
ha trafitto il mio materno cuore …
Si, … nata in me … eppure morta!
(angoscia di un aborto)


E TU PARTIVI, A PRIMAVERA

(I Voce: Introduzione – voce di orientamento e di conclusione)
(II Voce: Manifestazione di tristezza – voce incrinata dal pianto)
(III Voce: La lettera – voce lontana, pacata, senza tempo)

I Voce:
“Tutto intorno dal villaggio ai casolari
la nebbia di novembre ammanta,
scoppiettando i ceppi sui focolari,
scivola il vento, spoglia è ogni pianta”.

“È questa l’ora buia dei pensieri gravi,
pensieri che portano sconforto. Di anni,
di sorrisi e gioie più non son soavi …”

“Il destino è sempre uguale a quei momenti,
dei giovani le speranze son cadute
su quelle tracce coperte di lamenti …”

II Voce:
… Col viso affranto il labbro mio mordevo,
tu partivi, ti strinsi a lungo al petto,
ti guardai, ero scosso, ma non piangevo …

… Da quel giorno più non t’ho veduto
e più nulla di te non seppi mai.
Fosti ferito? Dimmi dove sei caduto …

… Quanto tempo è passato? Oggi è tardi
e ti rivedo a camminar coi compagni,
alla morte passi accanto e non la guardi …

… Dalla tua lettera è ingiallito il foglio,
allora ricevuto. Non capisco l’interruzione
non m’hai detto altro, tu sai cosa voglio …

III Voce:
Cara mamma. caro papà, carissimi genitori.
Son qui acquartierato e son di scolta,
che Dio vi protegga, quel Dio che credevo
e che pace non mi dà come una volta.

A oriente d’Italia alfin arrivati
i mortai ci colsero d’improvviso,
dovemmo fermarci stanchi e sfiduciati,
tra la paura e la vergogna in viso.

Eravamo a piè del monte, irresoluti.
Ci allargammo a gruppi, facendoci coraggio
li abbiamo respinti da dove eran venuti.

Ora languo vegliando. Mi sento solo e negletto,
tediosi giorni, notti tra fango e scoppi,
bramo il riposo disteso nel mio letto.

Rivedo fiori e frutti là dove le foglie son cadute,
non m’accordo degli alberi disseccati,
ho petali nel cuore, anche se perdo la salute
come perdo, di giorno in giorno, i miei soldati.

Improvvisa esplode una fucileria battente.
Mi rintano, i colpi son sempre più vicini,
ma domani cercherò un rif

II Voce:
… Nel sonno vorrei trovar sollievo al mio sconforto,
perché è grande pena ricordar chi non si vede.
Ma invano … No! Non ti posso creder morto!

I Voce:
“Molte volte son tornate le rondini a primavera,
ma molti a casa non son tornati. L’età si stringe
il passato è incerto, il tempo ormai si chiude,
come la speranza. Di Lui tornasse almen la salma …
questa sera …”