Viaggio senza speranza

Un viaggio di speranza

di sola andata, senza più ritorno

per guardare in lontananza

le care terre come in un sogno.

Uomini che portano un vuoto nel cuore

E la paura alle spalle vogliono lasciare

con in bocca l’amaro sapore

per fare spazio all’ignoto luogo dove andare.

Preferiscon piuttosto patire

anelando alla sospirata libertà,

finisce ogni gioia nel partire,

nel perder ogni dignità

Uomini, donne, vecchi e bambini

ammassati l’uno all’altro,

le loro vite messe a rischio dai cattivi,

in piccole barche in mare alto.

E’ una vergogna è una viltà,

questa pericolosa traversata,

c’è chi ce la farà,

per altri l’ultima passeggiata.

E’ finita prima di approdare,

l’acqua silenziosa è penetrata,

il sogno annega nell’andare,

e, la barca è rovesciata.

Fa notizia la tragedia

si consuma lenta l’atroce mattanza,

penso seduta ad una sedia

con le lacrime agli occhi … non c’è più speranza!


Mamma

Mamma,

che tra tutte le parole ha il suono più dolce e delicato,

sei tenera e amabile e ogni tuo gesto è aggraziato,

ti fai in quattro per me, tutto perdoni e tutto sopporti,

e con una lacrima, nel silenzio a Maria ti rivolgi,

nel tuo cuore è già preghiera e sulle labbra un “Ave”,

sai che Lei ti ascolta e per le difficoltà ha la chiave …

“a Maronna t’accumpagna” sull’uscio ogni giorno,

pronunci sussurrando, e aspetti il mio ritorno …

felice ti acquieti quando mi rivedi,

un grazie alla Madonna e accanto a me ti siedi,

scruti in me qualsiasi segreto,

sai quando sono triste e quando sono allegro,

sai come guarire i miei lamenti,

trasformando in gioia i brutti momenti.

Sei la migliore amica del mio cuore,

sai regalarmi gioia, pace, amore.

Ti voglio bene mia cara mamma,

cantami ancora una ninna nanna.


Gabriella, grazie per la tua sincera e vera amicizia, …

La nostra amicizia

Una mano tesa pronta a dare,

ma anche a ricevere,

ognuna nel suo fare,

semplici anche nel chiedere.

Un reciproco scambio di doni con cuore aperto,

in consigli, aiuti e sproni con sollecitudine e affetto.

L’una e l’altra, ognuna nel suo andare,

nel reciproco rispetto,

incoraggiandoci a vicenda nel camminare

in questo mondo così stretto.

Anche quando la vita ci avvelena,

è sempre pronto un sorriso,

che ci libera dalla triste catena

e ci fa gustare il Paradiso.

La lealtà è alla base della nostra amicizia,

il ridere e giocare sono gioielli,

con quel pizzico di dolce malizia.

Ci si specchia l’una nell’altra ogni volta,

come un riflesso dell’anima,

facile è comprendere che è un dono grande stavolta,

prezioso e raro, che asciuga ogni lacrima.

Affettuosamente mi chiami “maestra” ed io allo stesso modo,

per il mestiere svolto insieme, nel tempo più remoto.

Come si suol dire, mia cara amica “il bene non si paga”,

è vero, lo confermo, il cuore riempie e appaga.


Clochard

Più elegante chiamarlo clochard,

perché ormai la parola barbone ci fa paura,

come ci fa paura avvicinarci,

perché sconosciuto, si nasconde sotto vesti logore e sporche,

eppure c’è un cuore che batte,

che ha ansimato tanto, prima di ridursi così,

illuso, stanco e amareggiato,

per tanta fatica inutile, di chi ha perso ogni cosa,

abbandonato dalle forze, lascia tutto per vivere ai margini,

è ormai libero dalla schiavitù del tempo e dagli obiettivi mai raggiunti,

per rovistare in un cassonetto e raccogliere lo spreco,

che lo ha rovinato, di chi egoista,

non è stato capace di voltarsi indietro a tendergli una mano.

Si trascina, con i suoi sacchetti, lo stretto necessario,

sceglie di vivere e sopravvive,

scegliendo un marciapiede poco trafficato, sotto un porticato,

la sua casa un cartone e qualche coperta,

ora non ha più bisogno di proteggere quel che ha,

quando giunge la sera,

di chiudere la porta dell’uscio ancora aperta.


Misericordia

E’ l’Amore che da tutto,

che tutto ha dato fin sulla croce.

L’Amore che ha occhi per guardare,

mani da allungare per offrire

un abbraccio, un aiuto, il pane,

un bicchiere d’acqua,

panni per vestire …

e piedi per raggiungere chi è solo o carcerato,

L’Amore che ha il cuore per consolare,

un sorriso da offrire

e  nel silenzio ogni ferita guarire,

l’Amore che sa ascoltare,

e pazientemente accettare …

l’Amore che tutto accoglie e

trasforma ogni lacrima in gioia,

l’Amore che non si stanca

nel donare una parola di pace,

l’Amore non tiene per sé,  ma condivide.

E’ l’Amore che tutto perdona …

E’ l’Amore ricco di Misericordia


Non importa come sei

Non m’importa come sei,

la bellezza non è tutto,

ma so chi sei,

cosa provo dentro di me quando odo la tua voce

e quando ti vedo,

non è facile poter immaginare

il desiderio profondo

di questo incontro di anime che sconfinano,

ove ci sono solo occhi

se non per raggiungere il fondo dell’anima,

e fondersi l’un per l’altro,

ove non c’è più ne un tu e ne un io.


 

La dignità.

Una forza che trova radici nell’essere, per essere, la dignità.
Una forza che rompe gli argini dell’oppressione,
dello sfruttamento e dell’umiliazione.
Una forza che alimenta il coraggio di esistere,
di reagire e di vivere la propria vita.
Una forza che asciuga le lacrime versate
per l’ingiustizia subita e ridona la speranza.
Una forza che ti spinge a rinunciare quelle poche briciole
ottenute col sudore della fronte,
ostentate da chi con sbrafando potere acquisito,
dice di dare, quasi per pietà.
E, lottare per un pezzo di pane e ottenerlo
come frutto e ricompensa giusta del proprio lavoro.
Una forza che riconosce il proprio valore,
che si oppone a chi sfrutta, senza apprezzare
i doni e i talenti di chi dona con gioia.
Una forza che apre gli occhi,
dando il vero valore al proprio sé,
che può e deve osare volare in alto.
Quanto vale la libertà perduta?
Solo pochi spiccioli di necessità?
Basta sprecare la vita per poco o nulla,
il bisogno non può e non deve dare spazio
a chi prende come colui a cui tutto gli è dovuto,
ma dare spazio a Dio che può tutto
e credere con fede salda, che nulla ci fa mancare.
La disponibilità non è e non deve essere servilismo.
Mentre ho dato e stavo dando troppo,
perdevo me stessa, morendo lentamente,
prima di risorgere, dovevo prima morire.
Con l’aiuto di Dio troverò la via,
ma prima di cercarla dovevo prima essermi persa.
Sono degna di felicità,
Dio vuole che io sia felice,
e voglio esserlo, facendo la Sua volontà.
E’ ora di alzare le vele, togliere l’ancora
e salpare per una nuova rotta.
La vita è un dono e non va sprecata,
la vita va vissuta con pienezza,
con tutte le sue difficoltà,
con dignità.


 

Amanti

Tutte le mattine,
alla stessa ora,
dietro l’angolo,
a metà strada, assisto ad un furto:
un amore rubato.
Pochi attimi di felicità …
Lei vorrebbe sussurrargli:
“… basta che ti vedo!”
ma vien fuori ad alta voce,
tutti si girano a vedere,
è come un’esplosione,
non si sa contenere.
Un bacio sfiorato come i bambini,
occhi negli occhi,
un sorriso,
un abbraccio,
“ci vediamo domani?”
“Ci vediamo domani!”
Un ultimo bacio,
lei torna a casa col suo cane.
Lui per la sua strada,
da come veste, lui sicuro, lavora in un cantiere …
La scusa per vedersi
celata da un dovere.
Sul volto dei due, soddisfatto,
regna il buon umore,
si guardan intorno,
la paura d’esser scoperti,
forte batte in petto il cuore …
Stamattina, lui è accigliato,
guarda e riguarda l’orologio,
non può più aspettare,
lei non è venuta
non sa cosa fare,
ormai è tardi, è ora di andare,
e, affranto se ne va …,
si legge chiaro sul suo volto pensieroso:
“… chissà se domani lei verrà”


Lo sapevo

Lo sapevo, l’ho sempre saputo,
l’ho negato, pensavo di sbagliarmi.
Le tue parole, come sassi gettati nel mare,
ti sei inabissato, emerso, svelato …
un sentimento dissolto nell’illusione,
che guardava dall’ altro lato …
il dubbio si è fatto certezza,
non si può chiamare neanche amicizia …
cosa è stato?


‘A Mamma ‘e tutt’’e mamme

Si’ ‘a Mamma ‘e tutt’’e mamme, Maronna mia,
tu accarizz’ ‘o core ‘e chi te vene a cercà.
Sul’ ‘o core ‘e na’ mamma è cieco p’ammore,
t’’a scelt’ Dio, pecchè vicino a nuje, tu jà stà.
Pe’ te simm’ comme ‘o Criatur, ca’ tu tiene ‘n’sino,
te commuov’ quann’ ce vir’… .
Ma nuje a chi putimm’ chiedere, a chi putimm’ prià?
Si’ ‘a Mamma ‘e tutt’’e mamme, si’’a Mamma mia,
sta grazia me ‘li ‘a fa.
Tu rispunn’: “Aggia chiedere ‘o Figlio mio… ,
facite chell’ ca’ ve dice”,
ma ‘o sapimm’ ch’ ’a te, nun t’’a pò negà.
Ccà voglio turnà pe te dicere: “Grazie, Mamma mia!
‘O vute ca te faccio è chill’ ‘e cagnà vita,
j’ sul’ nun ce riesco, sbaglio sempe,
tu aiuteme a cagnà…
Ancora n’attimo cu te voglio sta’,
‘a core ‘a core, pe’ senti’ ‘stu calore…
Ancora un “Ave” e “così sia”,
in ginocchio, int’’o silenzio voglio prià.

 

La mamma di tutte le mamme

Sei la Mamma di tutte le mamme, Madonna mia,
tu accarezzi il cuore di chi ti viene a cercare.
Solo il cuore di una mamma è cieco per amore,
ti ha scelto Dio, perché accanto a me, tu devi stare.
Per te, noi siamo come il bambino che tu hai sulle gambe,
ti commuovi quando ci vedi …
Ma noi a chi possiamo chiedere, a chi possiamo pregare?
Sei la Mamma di tutte le mamme, sei mia Madre,
questa grazia me la devi fare.
Tu rispondi: “devo chiedere a mio Figlio …,
fate quel che vi dice”,
ma lo sappiamo, che a te non la può negare.
Qua voglio tornare per dirti: “Grazie, Mamma mia!”
Il voto che ti faccio , è quello di cambiare vita,
da solo non ci riesco, sbaglio sempre,
tu aiutami a cambiare … .
Ancora un attimo con te voglio stare,
a cuore a cuore, per sentire questo calore …
Ancora un “Ave”e “così sia”,
in ginocchio, nel silenzio voglio pregare.


‘O presepio ‘e Greccio

Int’’a ‘na grotta buia e fredda,
‘nopp’’a muntagna ‘e Greccio,
ogni tanto San Francesco jev’’a prià
Dopp’ nu viaggio in Terra Santa,
c’’o core e c’‘o pensiero stev’ semp’ llà …
Avess’ vulut’ stà a Betlemme,
quann ‘o Ninn’ è nato.
Chelli grotte, ‘o fridd’, ‘a povertà …
Tanto forte era ‘o desiderio,
ca’ parlaje cu’ Giuvann’, n’amico suoje,
che facett’ di tutt’pe’ l’accuntentà.
‘A Natale nu’ bue e n’asinell’
int’’a ‘na grotta jett’’a purtà,
miez’ ce mettett’’na mangiatoia e,
‘a gente proprio comme n’angelo,
jette a chiammà.
‘O presepio pigliaje vita, a ‘na mamma,
comme ‘a Maronna, ‘a facette ‘ngiunucchià
e a ‘nu frate, San Giuseppe ‘o facette fa.
‘A muglier’ ‘e Giuann’, Donna Alticama,
n’immagine d’‘o Bambino facett’ che ‘e mane soje e
dint’’a chella mangiatoia ‘o iett’ appujà.
Che miracolo! ‘Mbraccio a Francesco,
pigliaje vita, ma sul pochi ‘o putetteno ammirà.
Chi tenev’’a pace rint’’o core,
pruvaje vera felicità.

Il Presepio di Greccio

In una grotta buia e fredda,
sulla montagna di Greccio,
ogni tanto San Francesco andava a pregare.
Dopo un viaggio in Terra Santa,
col cuore e col pensiero stava sempre lì …
Avrebbe voluto stare a Betlemme
quando il Bambino è nato.
Quelle grotte, il freddo, la povertà …
Tanto forte era il desiderio,
che parlò con Giovanni, un suo amico,
che fece di tutto per accontentarlo
A Natale, un bue un asinello
in una grotta andò a portare,
in mezzo ci mise una mangiatoia,
proprio come un angelo la gente andò a chiamare.
Il presepio prese vita, una mamma
come la Madonna fece inginocchiare,
e ad un frate San Giuseppe fece fare.
La moglie di Giovanni, Madonna Alticama,
fece con le sue mani un immagine del Bambino e
la posò nella mangiatoia.
Che miracolo! In braccio a Francesco,
prese vita, ma solo pochi poterono ammirarlo.
Chi aveva la pace nel cuore,
provò la vera felicità.