AMORI RAPITI

Vestito bianco, mani sudate, occhi di vetro. Donna distesa sul cemento.
Paura, solitudine, dolore, sofferenza. Vita scivolata via, libertà rapita, dignità
strappata. Paura. Solitudine. Dolore. Sofferenza. L’inferno le ruota attorno.
Come un fiume, la vita.
Giochi.
Risate.
Mare.
E oceano, negli occhi.
Abbracci, carezze.
Primi pianti, ma pianti leggeri, pianti di chi la vita ancora non la conosce.
E poi, speranza e fiducia, nel mondo. Nel bene del mondo.
Sogni, desideri.
Amore.
Amore. Amore illusorio, amore che strappa via il cuore. Amore che non
conosce limiti. Non è Amore, quell’Amore.
E allora: paura, solitudine, dolore, sofferenza.
Le inferno le ruota attorno. Inferno tassellato di pianeti irraggiungibili, di
desideri, di sogni che brillano nel ciel come stelle, come i suoi occhi, color
oceano, profondi come il mare.
Paura. Paura di ridere, amare, vivere, essere donna.
Paura di uscire di casa e voltarsi perché qualcuno che la osserva c’è sempre,
ed è lui; paura di svestirsi quando è sola. Si sente sempre osservata, come
da una presenza oscura che sorveglia non il suo cuore, ma il suo corpo. E la
rapisce via, come se non fosse una persona, come se essere donna fosse un
peccato incolmabile.
Paura. Solitudine. Dolore. Sofferenza.
Vestito bianco, mani sudate, occhi di vetro. Libertà, libertà strappata via.
Dignità rapita. Anima svuotata, di ogni sentimento, di ogni sorriso, di ogni
sogno. Non è Amore, quell’Amore.
L’inferno le ruota attorno. Chiude gli occhi: il paradiso.


 

STAGIONI

Arie autunnali avvolgevano essenze tradizionali,
foglie che abbandonavano le loro case per raggiungere terreni coltivati.
E danzatrici che ruotavano come uccelli leggiadri,
come alberi smossi da un vento cupo e ingenuo.
Quattro sensi nascevano dall’anima:
odore di vendemmia appena colta,
mescolato con il suo sapore;
e ascoltare dolcemente la pioggia posata su secche foglie,
posata su pelle umida.
Pioggia posata sul tempo che scorreva,
mentre improvvisamente l’inverno giunse senza avvisare.
Solo silenzio regnava in quel paesaggio gelato,
mentre la neve cadeva giù velocemente;
nessun rumore, solo silenzio.
Silenzio mentre le bianche anime riposavano in calde case,
accanto al focolare che riscaldava cuori fragili,
assieme ad animali stanchi di correre lungo strade anonime.
Il mondo riposava e il silenzio continuava a sostare tra percorsi invernali,
mentre piante dormivano sognando lo scorrere del tempo,
mentre piante si tramutarono velocemente nella stagione dell’essere.
Foglie si alzarono dalla terra e volarono verso altri luoghi.
Anime sbocciavano come fiori in primavera.
E nell’aria, il profumo di erba fresca, di aria che smuoveva capelli e pensieri.
Alberi assumevano colori,
libertà si respirava.
Farfalle libere di volare.
Fiori liberi di sbocciare.
Anime libere di amare.
E sentir cinguettii di uccelli,
battiti d’ali di rondini,
vento volare attorno ad occhi di luce.
E musiche silenziose che attorniavano sogni, speranze.
E mondo che suonava, la musica della natura.
Musica che riscaldava arie primaverili.
Allora l’estate ha bruciato il tempo ed è ora intrappolata in anime da
riscaldare.
Calore, soffocare, essere avvolti in una sfera, non poter uscire;
sentir rumori di insetti che volano attorno a pelli secche,
bruciate da un Sole prepotente,
mentre occhi assumono l’aspetto del mare,
e l’oceano diventa casa,
dove tuffarsi ed essere chi si vuole essere.
Trascorrere giorni nell’attesa di un sogno da realizzare,
nell’attesa di un vento che avvolga pensieri.
Attendere la sera,
e parlare alla Luna in cielo,
mentre musici, intrappolati nel tempo, ci sussurrano note da ascoltare.
Finiscono così le nostre stagioni,
finiscono con un’anima persa in una sera d’estate che confessa alla Luna
sentimenti inconfessabili.
E allora essa discende come un angelo invisibile,
e diventa eternità.