Lo sguardo di Fatma

CONCITATIO
esco sempre ore notturne cerco donne marciapiede
fiammasottoventre preme senza sosta premepube
sbroda pure la saliva labbradente inficcamente inficcamente infìcca infìcca
ecco donna ventre grosso molto grosso sballo sballo
vieni dentro sul sedile dai ti porto giù in pineta
sei straniera nera nera bella e grassa in quelle gambe
ecco i pini tra i sentieri sbalza macchina mi fermo
quanto costi? ti do meno! ti do meno sei puttana sei puttana
ho il coltello tiro fuori mio coltello vibro colpo
primo colpo duetrequattro poi continua la mia mano
t’accoltello fino a orgasmo sì mio orgasmo sì mio orgasmo
a me l’orgasmo a te la morte a me l’orgasmo a te la morte

cosa ho fatto? sudo freddo sanno sangue le mie mani
sanno sangue i miei vestiti cosa ho fatto cosa ho fatto?
nel cervello ho gli occhi tuoi fissi a palla bulbo l’occhio
il tuo grido da quegli occhi muti intride il mio respiro
hai vent’anni non di più provo a farti respirare
madre santa quanto sangue dal tuo ventre
disgraziato! cosa ho fatto! io t’ho aperta fino all’osso
devo farti scomparire la discarica è vicina
metto in moto parto parto il mio stomaco fa nausea
sudo freddo e ancor più forte sento l’alito del sangue
il tuo sangue sulle mani il tuo sangue è dappertutto
minchia! pure una volante spero solo non mi ferma
la paletta con la torcia sgommo e il piede pigia forte
brucio uno due semafri mi son dietro quasiaddosso
provo pure contromano non si schiodano da dietro
son sul ponte, madre santa! perdo sterzo volo volo
sono a trenta metri in aria a più di centottanta e volo volo
tre secondi – forse meno – il cervello mio alle mani
mi si appiastra pure il petto e mezzomezzo spezza il corpo

l’ultim’atto di mia vita vedo abbraccio a sguardo tuo
morta appena poco prima vedo abbraccio a sguardo tuo
morta appena poco prima morta appena poco prima.

L’al di là del post. Quies.

Come ti chiami? Come ti chiami? Dove siamo? sospesi! siamo sospesi?
quando ero nel corpo il mio nome era Fatma!
T’ho uccisa io. t’ho accoltellato t’ho uccisa t’ho uccisa t’ho uccisa
ferma la tua ansia! Anch’io t’ho visto morire!
Ero lì, ancora con te
guardavo il mio corpo dall’alto
mentre fuggivi ti ero vicina.
Ancora per poco ti sarò vicina,
guarda! Stanno portando via il mio corpo e il tuo.

Andrò all’inferno? Tu mi odi? T’ho uccisa! mi lascerai? mi lascerai?
Provo rimorso, provo rimorso!

Io non ti odio, adesso siamo nella quiete.
Lascia che ti invada.
Tra poco arriveranno per me gli Spiriti buoni,
mi porteranno verso la Luce.
Aspettano a venire perché io possa parlarti.
Lascia che la quiete ti invada.
Soffrirai, restando qui, ma è necessario per te.
Resterai in questa dimensione sospesa
per il tempo mecessario.
Quando sarai pronto, sarai tu a chiamare e sarò io a venire
ti prenderò per farti salire verso la Luce
ti porterò là dove nasce la Luce.

provo rimorso provo rimorso perché ho fatto questo?
la mia vita inutile la mia vita inutile è finita
no, inizia adesso
accogli questo passo
accettalo e rovescia il dolore
perché ho fatto questo?
hai ucciso me, una donna,
hai voluto ferire col tuo coltello la mia natura

la donna accoglie in silenzio
la donna accetta in silenzio
la donna patisce in silenzio
la donna subisce in silenzio
la donna muore in silenzio
tu hai voluto ferire il silenzio con il tuo coltello
lo avevi portato da casa, dalla tua casa
lo avevi pronto da tempo
nella tua mente era ben disposta la sua tana
nella tua mente i discorsi tuoi, le parole vane,
le immagini deviate di tante generazioni
le spinte del sesso del sesso denaro che compra
il mondo impuro

t’ho uccisa. tu, la tua bellezza…
la tua anima…
su un marciapiede… perché?

la mia storia è un grumo di sangue
violenze piccole e grandi
geografie e culture frante
di pianti antichi
di pianti recenti
di pianti che rimarranno pianti.
Ero una goccialagrima
in un mare salato di pianto
tu avevi avuto tutto
e anche di più
Quel di più! in quel di più…
il seme della pretesa
violenta e immonda
il di più dell’uomo
il di più del ricco
il di più del potente
il di più del coltello… del tuo coltello
riposto nell’angolo più oscuro
della tua casa …. del tuo cuore
pronto a tagliare.
Anche me, piccola lagrima,
il tuo coltello ha tagliato.
Questa piccola lagrima
l’ha ferita
l’ha scissa
ma solo per un istante
poi s’è ricomposta
dall’altra parte del taglio.
La mia lagrima è acqua
acqua sapiente
non puoi possederla con un coltello.
La mia acqua, è donna,
per averla devi farti vaso
per averla devi farti terra che assorbe
per averla devi farti roccia scavata.
La mia acqua porta la vita
io, donna, porto la vita.

Queste tue parole… sono belle
le tue parole…mi calmano
è forte il dolore, provo rimorso
cosa sarà ora di me?

Dovrai imparare ad essere donna
ad amare in silenzio
conoscere con stupore
accogliere
far crescere l’accoglienza.
Inizia da adesso,
non chiedere cosa sarà,
alzati e cammina.
Va’ in pace, senza chiedere.
Ora sei un’ombra
gli uomini in corpo non possono vederti
ma tu esisti anche per loro,
possono sentire le tue emozioni buone
i poeti,
gli artisti,
chi scrive e parla nel bene
per gli altri.
Ovunque tu avrai compassione
l’anima buona l’avvertirà,
nel corpo prima che nella mente,
la dirà per te
la scriverà per te.
Va dovunque c’è sofferenza,
soffri con chi soffre.
Va dovunque il bene la mano stenda
gioisci con chi è nella gioia.
Non hai più il corpo,
tu puoi volare,
vola dove ti porterà il Vento.
Il tuo dolore sia quel vento
cerca la donna
la madre
la figlia
l’amica e compagna.
Se qualcuno le farà del male
soffri con lei,
con i suoi occhi
con i suoi piedi
con le sue mani,
qualcuno dirà le tue sofferenze
qualcuno scriverà le tue sofferenze.
Il tuo dolore,
detto, cantato, scritto,
diventerà Eco nel Vento.
Va ora,
io devo salire.

Una qualsiasi città – Una qualsiasi Scuola – oggi
Lezione di…– Classe …

Prof, lei sa cosa mi è successo…lei dice che la violenza sulle donne può essere fermata…

Sì, Fatma, carissima,
il tuo sguardo ci riempie di emozione
il tuo dolore che ci invade.
Hai fatto bene a parlarne in classe
davanti a tutti.
Sai che ti siamo stati vicini
ti saremo sempre vicini.
Proviamo a parlarne.
Occorre educare al rispetto del femminile,
iniziando dalla conoscenza
dalla pratica di un modo di pensare che accolga
che non pretenda
imporre, determinare, limitare
dire in maniera categorica.
Nel pensiero dominante non c’è margine per l’accoglienza
pian piano si sta obliando anche l’intuizione…la fantasia… l’aspetto “femminile” del conoscere, del sapere…
Lo stupro sulle donne
o anche la semplice mancanza di rispetto verso le donne
è la conseguenza dello “stupro”
della mancanza di rispetto
che si opera sulla ragione,
su quella parte di essa che pensa al femminile,
che sogna, fantastica, accoglie… improvvisa… fruttifica.

Prof, si pensa, quindi, troppo al “maschile”?

Purtroppo sì, Juang, e praticamente da sempre.
Anche nelle Scritture delle grandi religioni,
non solo è subalterna la donna ma anche il “femminile”.
L’unico “grande profeta” che interloquisce alla pari con le donne è Gesù.
L’unico che pensa “insieme” maschile e femminile è Gesù.
L’episodio della sventata lapidazione dell’adultera.
Arrivano i Giudei
“con la bava alla bocca”,
vogliono “punire il crimine”
offesa culturale iperdonabile
– quella donna ha tradito l’uomo e, siccome è donna,
non ha avuto diritto
né ad un processo regolare né, come diremo noi,
alla valutazione delle “attenuanti” –
deve essere uccisa con la lapidazione
– il lancio delle pietre ripetuto ossessivo
come ossessiva ripetitiva e cattiva
è la penetrazione nello stupro –
“Con la bava alla bocca”
tirano in mezzo Gesù.
Vogliono coinvolgerlo
renderlo complice
della loro bassezza
della loro miseria
delle loro catene mentali.
Gesù si ferma
inizia a disegnare
con il dito
sulla terra.
Gesù scrive sulla terra,
prende tempo,
raccoglie le forze, raccoglie le idee.
Gesù raccoglie-accoglie
chinato disegna,
un gesto creativo, innocente,
all’apparenza estraneo a ciò che accade.
Gesù cerca un gesto estatico
attrae così l’attenzione degli assalitori,
li doma con un gesto creativo e
li distrae dalla loro cattiveria
dalla “bava alla bocca”,
comunica il femminile di quel gesto,
la delicatezza, l’intuizione, l’apertura.
Il cuore degli assalitori si svuota
del maschio eccesso,
Gesù, materno nel dire,
e ancor più nell’affetto del gesto,
porge la prima pietra
invita
chi è senza peccato
a scagliarla.
Ma ormai il femminile ha invaso
la mente e il cuore di quegli assalitori
risveglia loro la giusta natura
Avviene il mutamento,
profondo e inevitabile.
Non ci sarà più violenza
l’adultera non avrà più chi la giudichi.

Allora Prof, educare è possibile!
Certo, Ruko, certo! Mostrando il femminile,
vivendo il femminile,
diffondendo il femminile…

Prof, che bello pensare al femminile, come possiamo imparare a farlo?
Abbiamo già iniziato, Cinzia, continuiamo così:
stupiamoci di questo che ci siam detti,
anch’io sono un po’ meravigliato
abbiamo pensato al “femminile”
è stato emozionante
come se qualcuno…
ce l’avesse… suggerito? No?
Chissà!
Magari è proprio così:
gli Spiriti buoni ci parlano…
accogliamoli!
ascoltiamoli!