Conchiglie

Oggi decidiamo di andare al mare, a Fregene, nel lido solito dove ormai da anni passiamo le mattinate dei nostri fine settimana. La vacanza per me e mia moglie è il mare, tentammo una volta la montagna, ma, tornati più nervosi che prima della partenza, tralasciammo questa forma di riposo. Il mare che ha deciso le fortune di filosofi, scrittori e poeti è stato eletto sin da bambino quale luogo di vacanza.

Il rito dell’arrivo è sempre un’esperienza coinvolgente per me, non sono mai riuscito a scacciare quei pensieri da bimbo di fronte al lido prima di entrarvi. C’è sempre una sorta di attesa di novità di fronte il cancello d’ingresso, come se dovesse capitarmi qualcosa d’eccezionale.

Ultimamente ho compreso, in effetti, che l’eccezionalità attesa sta nel vivere semplicemente la vita. Al di là di eventi creduti eclatanti, visto il soffio che ci tocca vivere se paragonato alla vita media di un pianeta, di una stella, di una galassia, sembra come se la vita sia talmente eclatante che non c’è realmente bisogno di attendere una rivoluzione per sperare in emozioni eccezionali. Mi basta vivere le emozioni di tutti i giorni per accumulare, nel tempo, la Grande Emozione.

In bermuda, a torso nudo, senza nulla ai piedi, rifocillatomi con una colazione giustamente più robusta, accomodatici sotto l’ombrellone e sicuro che i miei ospiti abbiano tutto ciò di cui hanno bisogno, mi incammino lungo il litorale per marciare sotto il sole di fine primavera e con questo dolce vento ricco di iodio. Quest’oggi, passo dopo passo, nell’intento di perdere il meno possibile degli spettacoli che mi si presentano di fronte gli occhi, alle mie orecchie, sul tatto di tutto il mio corpo, lo sguardo cade sempre più spesso sul bagnasciuga, dove, come al solito di questo periodo, una linea di conchiglie, granchi, alghe, segna il confine toccato dalle onde. Il confine di marea notturna mi indica, invece, dove il mare scorse precedentemente. Grazie al sole, quella linea di vecchio confine è secca ed asciutta; ma a riva, è in continuo divenire, è cangiante in base a quanto l’acqua, spinta dal vento, penetri più o meno sulla terra. La conchiglia Acantocardia Tubercolata (detta anche conchiglia Cuore) la fa da padrone essenzialmente per la sua mole e carpisce la mia attenzione, ancorché vongole e telline minute siano più numerose. Queste conchiglie sono belle e meritano la raccolta… Per farci cosa è sempre un mistero … Ma la raccolta di conchiglie è una specie di dovere lì al mare durante una passeggiata sul bagnasciuga. Con solerzia e maestria, penso solitario, raccolgo le conchiglie che appaiono migliori ai miei occhi. Non ne raccolgo infinità incontenibili ma solo quelle che le tasche del costume a bermuda può accogliere senza provocarmi grossi fastidi. Nel mentre l’impegno per tale attività è l’azione principale, mi godo gabbiani intenti ad attendere il pesce scartato dai pescatori scaricanti la loro rete dal pescato; giovani ragazze dai costumi succinti; mare odorante di … mare. Sabbia sotto i piedi, temperatura dell’acqua che da … brrrr … fredda si fa sempre più piacevole … Donne che visitarono un chirurgo estetico e che le trasformò in … bambi, la nostra bella gatta siberiana … e con tette antigravità … due anziane signore parlottanti di cose importantissime dato il tono, volume e intensità dei loro discorsi … Bimbi che giocano, piangono importunati dai genitori, fanno un bel bagno felici, si divertono con mamma papà, con i nonni …

Le conchiglie, nel contempo, hanno arricchito le mie tasche fino al limite impostomi. Ho trovato anche una maestosa e bellissima Chlamys varia detta anche Canestrello.

Tornando indietro, dopo 45 minuti, decido di dedicarmi alle più piccole …

Pensavo, durante tale ulteriore raccolta, che il mio giardino zen da tavolo, oltre che con i sassolini levigati di fiume, o anche al loro posto, potrebbe essere composto anche o solo da conchiglie … Stavolta ho anche uno scopo altro, per la raccolta delle mie conchiglie, ho trovato come utilizzarle in altra maniera … Chi l’avrebbe mai detto.


La preghiera del cuore

Lessi un libro tempo fa, “Racconti di un pellegrino russo”.

Preciso sin da subito che provengo dal cristianesimo cattolico e che oramai da anni non professo più tale religione perché non ne sento la necessità. In verità non ho mai avuto questo richiamo estremo verso la messa, i sacramenti e le confessioni. Da piccolo, tuttavia, tali cose sono imposte e le accetti perché devi. Rimane il fatto che se si parla di religione, quella alla quale sono più legato ed ho più aneddoti letti o ascoltati, rimane la cristiana.

Nel tempo ho studiato con interesse molte altre confessioni spirituali, ne sono affascinato e continuo a studiare con interesse tutto ciò che ha a che fare con la spiritualità. La Filocalia, in particolare, mi ha affascinato non poco ed il libro succitato è forse il libro fondamentale per approcciare il c.d. filone dei “padri del deserto” in maniera corretta. Pe la precisione, ho scoperto il libro dopo aver consultato testi della Filocalia in precedenza … ma non fa nulla, ovviamente. Non spiego cosa sia la Filocalia, però un piccolo cenno lo devo proprio fare. Avete mai ascoltato da piccini storie su eremiti, monaci che si ritiravano nel deserto o negli eremi in montagna? Ecco la Filocalia ha a che fare con tali personaggi storici che iniziarono questo loro viaggio interiore allontanandosi dal mondo per trovare Dio, l’Infinito, l’Assoluto, la Buddità, o come meglio vogliamo chiamarlo, nel silenzio e nella calma di un eremo o in mezzo al deserto fino ad arrivare a monasteri in congregazioni di monaci, per l’appunto, dove tale lavoro interiore divenne meglio organizzato, per così dire. Tale filone spirituale ha comunque, quale religione di riferimento, il cristianesimo ortodosso d’oriente.

 

Tornando al testo citato, una cosa mi incuriosì in maniera particolare, la preghiera del cuore che appare come un tocca sana per chi la recita incessantemente.

Uscito presto una mattina, e deciso ad effettuare un’ora e venti di marcia, decisi di dedicarmi incessantemente a recitare la preghiera del cuore.

Il testo, semplice, recita così: “Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me”. Va recitato continuamente facendo coincidere ognuna delle tre parti del versetto, cadenzate dalle virgole, con una porzione del proprio respiro, o inspirazione o espirazione. Lo scopo della marcia era solo quello, senza farmi distogliere da nulla, senza concentrarmi su altro, come consigliato dal pellegrino del libro.

Iniziai con impegno e scoprii che fui distolto solo rarissime volte da altro, purtuttavia, al netto di situazioni di traffico dove l’attenzione atteneva più alla sicurezza in quell’istante che ad altro.

Durante tale impegno compresi il perché i padri del deserto sentissero la necessità di ritirarsi dalla vita. Le cose della vita ti distraggono e per poter attuare una preghiera così semplice ma continua, devi realmente essere in un posto tranquillo e silenzioso. Nonostante questo, il compito prefissomi fu accettabile e ne rimasi soddisfatto … Eppure … Eppure ci fu qualcosa che ad ogni modo stonava in tutto quel lavorio interiore, non riuscivo proprio a comprendere cosa fosse. La compresi soltanto a casa, più tardi, sotto la doccia.

Di fatti, mentre mi accingevo a togliere il sudore di dosso dopo la marcia rinfrancandomi con una gradevole doccia, mi si parò di fronte un pensiero limpido e luminoso.

Compresi chiaramente che non basta recitare la preghiera. Compresi che per apprezzarne totalmente il suo valore, tutta la tua vita, con i suoi retroscena a avanspettacoli che ti tocca “recitare”, deve indirizzarsi verso la religione cristiana.

Era questo, forse, il vero segreto della preghiera.

La richiesta di quelle semplici parole erano nel considerare di accettare e vivere la tua vita da Vero cristiano … Resomi conto di questo e non essendo interessato alla cosa, riconoscendo, comunque, alla preghiera i suoi valori, con calma e tranquillità non ci pensai più continuando la vita senza rimorsi, tristezze o rimpianti.